BUON ANNO A TUTTI!!!!
mercoledì 31 dicembre 2014
lunedì 29 dicembre 2014
La ricerca della felicità
"La felicità consiste nel saper trovare motivo di gratificazione ed interesse anche nelle cose apparentemente più difficili, come ad esempio nel lavoro, facendo dei contatti sociali con ogni persona che ci passa accanto un'occasione per realizzare un profondo scambio emotivo che arricchisce la nostra esistenza e ci rende consapevoli della strordinarietà della vita."
[...]
"Vuoi essere felice? Guarda nel profondo, più che puoi, nell'essere peggiore che vive sulla terra. Se riesci a trovare qualcosa di positivo in quell'essere vuol dire che dentro di te è vivo il seme dell'amore e della felicità. Quando ci confrontiamo con una persona che ci è accanto e con cui non riusciamo ad avere un buon rapporto, chiediamoci perché è così, valorizziamo i suoi punti di forza, gli aspetti positivi, i buoni propositi che sicuramente albergano nel suo animo e mettiamo pure da parte i pregiudizi e i giudizi."
... Queste ed infinite altre perle di saggezza si trovano disseminate a profusione nel libro di Pasqualino Di Blasi, Insegnami ad amare, Grauseditore Napoli, 2014. Il narratore, attraverso il racconto della vita di sua madre parla al lettore di amore, di felicità possibile, di energia cosmica, di limiti imposti dalla realtà come l'angoscia, la depressione, la sfiducia in se stessi e negli altri, ma questi diventano valicabili qualora ci si metta in gioco donandosi all'altro, pronti ad imparare ad amare.
[...]
"Vuoi essere felice? Guarda nel profondo, più che puoi, nell'essere peggiore che vive sulla terra. Se riesci a trovare qualcosa di positivo in quell'essere vuol dire che dentro di te è vivo il seme dell'amore e della felicità. Quando ci confrontiamo con una persona che ci è accanto e con cui non riusciamo ad avere un buon rapporto, chiediamoci perché è così, valorizziamo i suoi punti di forza, gli aspetti positivi, i buoni propositi che sicuramente albergano nel suo animo e mettiamo pure da parte i pregiudizi e i giudizi."
... Queste ed infinite altre perle di saggezza si trovano disseminate a profusione nel libro di Pasqualino Di Blasi, Insegnami ad amare, Grauseditore Napoli, 2014. Il narratore, attraverso il racconto della vita di sua madre parla al lettore di amore, di felicità possibile, di energia cosmica, di limiti imposti dalla realtà come l'angoscia, la depressione, la sfiducia in se stessi e negli altri, ma questi diventano valicabili qualora ci si metta in gioco donandosi all'altro, pronti ad imparare ad amare.
giovedì 25 dicembre 2014
venerdì 5 dicembre 2014
Dio non c'è
Siamo soli in questo Universo, soli e smarriti senza una meta senza predestinazione!
Il mondo è in preda al male: malattie, guerre, violenza di ogni tipo, uccisioni di innocenti. Ma come si fa a credere che ci sia un Dio buono, padre di tutti gli uomini e di tutte le specie viventi, che ci protegge o che faccia giustizia colpendo i cattivi e premiando i buoni? Dov'era Dio quando mia madre, gravata da una malattia devastante si contorceva nel letto in preda a dolori insopportabili e pregava, supplicava noi figli di aiutarla e non voleva morire? Dov'era Dio quando un bambino veniva seviziato e poi ucciso e gettato in un fossato? Dov'era Dio ad Auschwitz quando milioni di uomini, donne e bambini venivano resi schiavi e massacrati in nome di un'ideologia aberrante? Dov'è Dio nelle città desolate che lasciano soli gli anziani a marcire nelle case privi di tutto, e bambini affamati nelle strade a chiedere pane? Padre del cielo, se tu fossi padre io ti chiederei di annullare tutto questo, di cancellare il male nel mondo , perchè è qui che viviamo ed ora! non possiamo accettare che il male ci devasti nell'attesa di un giudizio finale che ci premierà per aver tanto sofferto!...
Il mondo è in preda al male: malattie, guerre, violenza di ogni tipo, uccisioni di innocenti. Ma come si fa a credere che ci sia un Dio buono, padre di tutti gli uomini e di tutte le specie viventi, che ci protegge o che faccia giustizia colpendo i cattivi e premiando i buoni? Dov'era Dio quando mia madre, gravata da una malattia devastante si contorceva nel letto in preda a dolori insopportabili e pregava, supplicava noi figli di aiutarla e non voleva morire? Dov'era Dio quando un bambino veniva seviziato e poi ucciso e gettato in un fossato? Dov'era Dio ad Auschwitz quando milioni di uomini, donne e bambini venivano resi schiavi e massacrati in nome di un'ideologia aberrante? Dov'è Dio nelle città desolate che lasciano soli gli anziani a marcire nelle case privi di tutto, e bambini affamati nelle strade a chiedere pane? Padre del cielo, se tu fossi padre io ti chiederei di annullare tutto questo, di cancellare il male nel mondo , perchè è qui che viviamo ed ora! non possiamo accettare che il male ci devasti nell'attesa di un giudizio finale che ci premierà per aver tanto sofferto!...
sabato 22 novembre 2014
L’umanità è a due
Luce Irigaray, Condividere il mondo, Bollati Boringhieri, Torino 2009
lunedì 17 novembre 2014
Scuola
Negli azzurri mattini
le file svelte e nere
dei collegiali. Chini
sui libri poi. Bandiere
di nostalgia campestre
gli alberi alle finestre.
(Sandro Penna)
venerdì 14 novembre 2014
martedì 11 novembre 2014
venerdì 31 ottobre 2014
il valore delle tombe
All'ombra
de' cipressi e dentro l'urne
confortate di pianto è forse il sonno
della morte men duro?
Non vive ei forse anche sotterra, quando
gli sarà muta l'armonia del giorno,
se può destarla con soavi cure
nella mente de' suoi? Celeste è questa
corrispondenza d'amorosi sensi,
celeste dote è negli umani; e spesso
per lei si vive con l'amico estinto
e l'estinto con noi...
Ugo Foscolo
confortate di pianto è forse il sonno
della morte men duro?
Non vive ei forse anche sotterra, quando
gli sarà muta l'armonia del giorno,
se può destarla con soavi cure
nella mente de' suoi? Celeste è questa
corrispondenza d'amorosi sensi,
celeste dote è negli umani; e spesso
per lei si vive con l'amico estinto
e l'estinto con noi...
Ugo Foscolo
martedì 14 ottobre 2014
Nessuno è innocente
Ci risiamo: Genova è inondata dalle acque! Fatalità o prevedibilità? la seconda, direi. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro che apparenza illusoria dell'indifferenza e del'assenteismo (dello Stato e della classe dirigente). Mi vengono in mente le sacre parole di fuoco di A. Gramsci e le voglio riportare integralmente, o quasi: "Certi fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra che sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E quest'ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo?"
A.Gramsci, Odio gli indifferenti, Ed. Chiarelettere 2011
A.Gramsci, Odio gli indifferenti, Ed. Chiarelettere 2011
mercoledì 17 settembre 2014
INVETTIVA SOTTO UNA TOMBA ETRUSCA
Adesso parleranno tutti uguale,
tutti la stessa lingua che ci ha tolto la nostra.
Hanno cacciato l’alfabeto tra i campi
Braccandolo come un fuggiasco, come un ladro, l’alfabeto dei padri.
Nessuno ci capirà,
e nemmeno tra noi Impiegheremo più le vecchie parole,
corrose, diroccate mura delle nostre fortezze.
Ci hanno lasciato soltanto Le tombe, estremo ridosso.
Perciò parlo da qui,
voce reclusa nel buio tra forme colorate,
ma immobili per sempre come l’ultimo alito della nostra pronuncia.
Valerio Magrelli
lunedì 8 settembre 2014
sabato 16 agosto 2014
venerdì 15 agosto 2014
mercoledì 6 agosto 2014
L'equivoco del meridionalismo
La teoria di Francesco Saverio Nitti sullo stato del Meridione
" ... Piuttosto che durare nell'equivoco, è bene dire la verità intera, denunziare i fatti così come sono: aprire gli occhi a chi non vuol vedere , gridare la verità in tutte le forme. Per giustizia, però, bisogna riconoscere che la responsabilità di quanto è accaduto (la triste condizione del Mezzogiorno d'Italia) è soprattutto dei meridionali stessi.
I meridionali hanno spesso qualità dissociali o antisociali: poco spirito di unione e di solidarietà, tendenza a ingrandire le cose o addirittura a celarle, per amore di falsa grandezza; per poco spirito di verità. Molti vanno in rovina per essere tenuti ricchi, così anche chi vede la situazione reale quasi non desidera che la verità sia manifesta agli altri. Manca lo spirito del lavoro nelle classi medie; manca l'educazione industriale. Si sopporta che l'amministrazione e la politica siano nelle mani di persone indegne pur di averne piccoli vantaggi individuali. La prima condizione per lo sviluppo della ricchezza è una relativa sicurezza, e chi di noi è sicuro? Manca spesso la buona fede commerciale; manca più spesso ancora l'interesse di ogni cosa pubblica. Quanti fatti sono a provare questo stato d'inerzia e di indifferenza! Ma bisogna pur dire che in tutto ciò non vi è nulla di fatale,e il giorno in cui la diffusione della verità avrà determinato nei meridionali l'idea che la salute è solo in loro stessi, nel loro spirito di opposizione, nell'insofferenza dell'abuso, nel più grande spirito di solidarietà, quel giorno si sarà fatto un grande passo nella via della soluzione. La questione meridionale è una questione economica, ma è anche una questione di educazione e di morale; e lo spirito di opposizione all'abuso o al'invadenza governativa e lo sviluppo della morale pubblica gioveranno più di ogni cosa a far uscire il mezzogiorno da questo triste stato. L'Italia meridionale non deve chiedere nulla: deve solo formare la sua coscienza, perché reagisca alla continuazione di uno stato di cose che impoverisce e degrada. Deve, soprattutto, volere maggiore sicurezza di ordinamenti; maggiore rispetto della legge; deve più ancora preferire gli aumenti di spese per qualsiasi ragione, la diminuzione delle tasse più tormentose. Continuerà ancora l'equivoco presente? Continuerà fino a quando noi non vorremo vedere la verità così com'è; fino a quando noi attenderemo la nostra salvezza dagli altri e non da noi stessi."
" ... Piuttosto che durare nell'equivoco, è bene dire la verità intera, denunziare i fatti così come sono: aprire gli occhi a chi non vuol vedere , gridare la verità in tutte le forme. Per giustizia, però, bisogna riconoscere che la responsabilità di quanto è accaduto (la triste condizione del Mezzogiorno d'Italia) è soprattutto dei meridionali stessi.
I meridionali hanno spesso qualità dissociali o antisociali: poco spirito di unione e di solidarietà, tendenza a ingrandire le cose o addirittura a celarle, per amore di falsa grandezza; per poco spirito di verità. Molti vanno in rovina per essere tenuti ricchi, così anche chi vede la situazione reale quasi non desidera che la verità sia manifesta agli altri. Manca lo spirito del lavoro nelle classi medie; manca l'educazione industriale. Si sopporta che l'amministrazione e la politica siano nelle mani di persone indegne pur di averne piccoli vantaggi individuali. La prima condizione per lo sviluppo della ricchezza è una relativa sicurezza, e chi di noi è sicuro? Manca spesso la buona fede commerciale; manca più spesso ancora l'interesse di ogni cosa pubblica. Quanti fatti sono a provare questo stato d'inerzia e di indifferenza! Ma bisogna pur dire che in tutto ciò non vi è nulla di fatale,e il giorno in cui la diffusione della verità avrà determinato nei meridionali l'idea che la salute è solo in loro stessi, nel loro spirito di opposizione, nell'insofferenza dell'abuso, nel più grande spirito di solidarietà, quel giorno si sarà fatto un grande passo nella via della soluzione. La questione meridionale è una questione economica, ma è anche una questione di educazione e di morale; e lo spirito di opposizione all'abuso o al'invadenza governativa e lo sviluppo della morale pubblica gioveranno più di ogni cosa a far uscire il mezzogiorno da questo triste stato. L'Italia meridionale non deve chiedere nulla: deve solo formare la sua coscienza, perché reagisca alla continuazione di uno stato di cose che impoverisce e degrada. Deve, soprattutto, volere maggiore sicurezza di ordinamenti; maggiore rispetto della legge; deve più ancora preferire gli aumenti di spese per qualsiasi ragione, la diminuzione delle tasse più tormentose. Continuerà ancora l'equivoco presente? Continuerà fino a quando noi non vorremo vedere la verità così com'è; fino a quando noi attenderemo la nostra salvezza dagli altri e non da noi stessi."
giovedì 19 giugno 2014
IL DONO
...Oggi non c'è più posto per il dono ma solo per il mercato, lo scambio utilitaristico, addirittura possiamo dire che il dono è solo un modo per simulare gratuità e disinteresse là dove regna invece la legge del tornaconto. In un'epoca di abbondanza e di opulenza si può addirittura praticare l'atto del dono per comprare l'altro, per neutralizzarlo e togliergli la piena libertà. Si può perfino usare il dono- pensate agli aiuti umanitari- per nascondere il male operante in una realtà che è la guerra. [...] M c'è pure una forte banalizzazione del dono che viene depotenziato e stravolto anche se lo si chiama " carità": oggi si "dona" con un sms una briciola a quelli che i mass media ci indicano come soggetti- lontani!- per i quali vale la pena provare emozioni... Dei rischi e delle possibili perversioni del dono siamo avvertiti: il dono può essere rifiutato con atteggiamenti di violenza o nell'indifferenza distratta; il dono può essere ricevuto senza destare gratitudine; il dono può essere sperperato. Ma il dono può essere pervertito, può diventare uno strumento di pressione che incide sul destinatario, può trasformarsi in strumento di controllo... Situazione dunque disperata la nostra, oggi? No!
Donare è un'arte che è stata sempre difficile: l'essere umano ne è capace perchè è capace di rapporto con l'altro, ma resta vero che questo donare se stessi- perché di questo si tratta- richiede una convinzione profonda nei confronti dell'altro.
[ Enzo Bianchi, Dono. Senza reciprocità]
Donare è un'arte che è stata sempre difficile: l'essere umano ne è capace perchè è capace di rapporto con l'altro, ma resta vero che questo donare se stessi- perché di questo si tratta- richiede una convinzione profonda nei confronti dell'altro.
[ Enzo Bianchi, Dono. Senza reciprocità]
lunedì 16 giugno 2014
Piove
Piove. È uno stillicidio
senza tonfi
di motorette o strilli
di bambini.
Piove
da un cielo che non ha
nuvole.
Piove
sul nulla che si fa
in queste ore di sciopero
generale.
Piove
sulla tua tomba
a San Felice
a Ema
e la terra non trema
perché non c’è terremoto
né guerra.
Piove
non sulla favola bella
di lontane stagioni,
ma sulla cartella
esattoriale,
piove sugli ossi di seppia
e sulla greppia nazionale.
Piove
sulla Gazzetta Ufficiale
qui dal balcone aperto,
piove sul Parlamento,
piove su via Solferino,
piove senza che il vento
smuova le carte.
Piove
in assenza di Ermione
se Dio vuole,
piove perché l’assenza
è universale
e se la terra non trema
è perché Arcetri a lei
non l’ha ordinato.
Piove sui nuovi epistemi
del primate a due piedi,
sull’uomo indiato, sul cielo
ominizzato, sul ceffo
dei teologi in tuta
o paludati,
piove sul progresso
della contestazione,
piove sui work in regress,
piove
sui cipressi malati
del cimitero, sgocciola
sulla pubblica opinione.
Piove ma dove appari
non è acqua né atmosfera,
piove perché se non sei
è solo la mancanza
e può affogare.
mercoledì 4 giugno 2014
sabato 3 maggio 2014
Difendiamoci dalla televisione!
"Anche la televisione può avere ed ha il suo canone valutativo. Purtroppo però presenta una singolarità rispetto agli altri strumenti di comunicazione: se fosse possibile redigere un elenco repertoriale al negativo, la televisione ne guadagnerebbe sicuramente la palma. La devastazione delle coscienze, della cultura, dei comportamenti e dei modi di sentire e di pensare prodotta dalla televisione commerciale in tutti i Paesi a cominciare dal nostro è stata immensa e difficilmente reversibile. Ha desertificato la morale, l'autonomia del giudizio, la sobrietà del costume, la privatezza dei sentimenti, il garbo, l'eleganza. Ha soppresso il silenzio. Ha confiscato il tempo libero. Ha imbarbarito il linguaggio. Ciascuno di noi denuncia questo stato di cose e nel contempo ne è servo. E'una questione politica che prima o poi andrà posta senza reticenze perché riguarda, al fondo, la nostra libertà."
[Eugenio Scalfari]
[Eugenio Scalfari]
giovedì 27 marzo 2014
venerdì 21 marzo 2014
GIORNATA DELLA LEGALITA' A SCUOLA
INCONTRO CON L'AUTORE GIULIO LAURENTI
IL ROMANZO SUERTE, ED. EINAUDI
L'incontro con l'autore è
un progetto che da qualche anno trova la sua giusta collocazione nel
POF della nostra scuola, in corrispondenza coerente con le finalità
educative previste. Il progetto si propone di motivare i giovani alla
lettura; di sviluppare la capacità di confrontarsi tra loro e con il
mondo degli adulti; di sviluppare la capacità di analisi e di
critica. Personalmente mi sforzo di mantenere nel tempo questa
iniziativa, perché credo fortemente nell'azione educativa della
letteratura. Mi viene in mente una citazione di Ezio Raimondi, morto
lo scorso 18 marzo a Bologna: “ La letteratura educa le giovani
generazioni al rispetto dell'uomo. Questa è la sua funzione, anche
in un tempo in cui vediamo da tutte le parti come l'etica pubblica
sia carente. E' una sorta di educazione civica, ma anche un
patrimonio di umanità.” Quest'anno la scelta del libro coincide,
sia pure da un altro punto di vista, con il tema della legalità su
cui tutte le scuole d'Italia si stanno confrontando con varie
iniziative. Quest'anno, poi, ricorre l'anniversario dell'uccisione di
Don PEPPE DIANA, ucciso dalla camorra il giorno 19 marzo 1994 nella
sacrestia della chiesa di cui era parroco, a Casal di Principe. Al di
là della retorica celebrativa, che purtroppo rischia di dare per
scontate certe acquisizioni sul tema del rispetto delle regole e
della pratica della democrazia, la scuola, che è luogo privilegiato
di cultura e conoscenza, è chiamata ad impegnarsi a far crescere
sempre di più la cultura della legalità cercando di valorizzare
anche gli altri ambiti educativi primo fra tutti quello della
famiglia, dove i ragazzi possono vivere la dimensione di una sana
appartenenza. Diceva Don Ciotti, in un'intervista di qualche tempo
fa: “Educare i giovani va bene, ma poi? Qual è il risultato se
nell'ambiente sociale dove vivono quello stesso senso è distorto se
non annullato, oppure dove è forte la sfiducia verso lo Stato? E'
proprio questo il punto: costruire alternative credibili alla mafia,
vincere omertà e passività, superare sfiducia e rassegnazione,
esige, in determinati territori, intervenire a vasto raggio e di
modificare in profondità: è quello che ho chiamato impegno per la
trasformazione del contesto.” Per un adolescente riconoscere ed
accettare un mondo di regole è sempre un percorso difficile e
faticoso, tanto più se la società contemporanea, sempre più
spesso, non propone mediazioni simboliche credibili e coinvolgenti,
modelli positivi e motivazioni appaganti. Allora la scuola nel suo
ambito cosa può fare? Intanto deve praticare tutte le strade che
portano alla legalità e penso finanche alle piccole cose, che poi
piccole non sono: innanzitutto la disciplina, che sempre più si
allontana dal comportamento abituale delle giovani generazioni, penso
alla pratica diffusa di copiare i compiti da Internet, di non fare i
compiti a casa disattendendo ai propri doveri di studente, oppure
all'uso dei cellulari in classe mentre l'insegnante spiega... Sul
tema della legalità quindi noi non dobbiamo più limitarci ad
inculcare dall'esterno e forzatamente valori e principi, questi
devono invece incarnarsi in pratiche e comportamenti ricorrenti nella
vita di tutti i giorni. Rispettare le regole e non riscriverle
secondo i propri tornaconti, sarebbe il primo passo verso la giusta
via. Ma, se pure le regole ci sono, c'è ancora qualcuno disposte a
farle rispettare, senza se e senza ma? Io vedo che spesso proprio la
scuola si predispone ad atteggiamenti di buonismo diseducativo,
laddove chiude un occhio e l'altro pure di fronte alle richieste
sempre più pressanti dei ragazzi di alleggerire il loro studio,
oppure scoraggia gli insegnanti capaci di fermezza educativa i quali
spesso, troppo spesso, devono remare contro corrente. Diciamo la
verità: la scuola è ancora pervasa da orientamenti educativi decisi
a fare a meno di regole e di sanzioni, così come i genitori troppo
spesso rinunciano ad esercitare il loro ruolo e persino i governi e i
vari ministri che si sono succeduti all'Istruzione non hanno mai
speso una circolare a favore della disciplina e amano civettare con
gli adolescenti in fase oppositiva, anziché no. I risultati? I
nostri adolescenti, supertecnologizzati, omologati, privi di memoria
si muovono verso un futuro incerto, senza bussola, schiacciati dal
peso dell'informazione quotidiana, dalla cronaca minuta e non
riescono più a dare un senso alla vita. I nostri giovani devono
apprendere il sacrificio, la lotta, devono capire che non vi sono
scorciatoie nella vita e che la via più breve ha sempre un prezzo
alto che prima o poi dovrà essere pagato.
venerdì 7 marzo 2014
8 MARZO: STOP ALLA RETORICA CELEBRATIVA!
Che senso ha celebrare la Festa della donna se la violenza sulle donne continua ad imperversare in tutto il mondo e nella nostra "civilissima" Italia sta toccando un picco mai prima raggiunto nella storia, a mia memoria? Gli atti di violenza perpetrati ai danni delle donne non sono soltanto gli efferati delitti di cui parla la cronaca ormai ogni giorno (in Italia se ne consumano 160 ogni anno), ma anche ogni atto o comportamento che provocano danni mentali, sofferenza indotta da situazioni di coercizioni o deprivazioni arbitrarie della libertà, che avvengono sia nella sfera privata sia nella sfera pubblica. Questi atti sono molto frequenti e si ripetono in modo più o meno consapevole nelle istituzioni quali famiglia, scuola, nelle norme che regolano la società, spesso anche nelle religioni e connotano quello che viene definito unanimemente stile maschilista o patriarcale, condiviso da uomini e anche dalle stesse donne. E' un problema che riguarda l'educazione culturale della collettività, permeata di stereotipi che durano a morire i quali costituiscono spesso la matrice della violenza. Risulta quindi non più procrastinabile la prevenzione attraverso la sensibilizzazione e una nuova educazione che porti all'accettazione e al rispetto della inviolabilità della persona.
mercoledì 26 febbraio 2014
I nuovi barbari
Ho l'impressione che la società italiana sia caratterizzata da due opposte visioni del mondo e della vita. Mi riferisco alla società degli acculturati, a quelli che hanno fatto almeno le superiori diplomandosi e a quelli che hanno conseguito la laurea, che in Italia, checché se ne dice, non sono pochi. Queste due fazioni si detestano, non comunicano, non si amano affatto e ciò è deleterio per le sorti del nostro Paese. La divisione o contrapposizione è tale che nell'abisso della reciproca incomprensione, ci sentiamo del tutto impotenti e senza alcuna via d'uscita. Provo a delineare il limen, la linea di demarcazione, che semplicisticamente chiamo il centro rispetto a una destra e ad una sinistra. Badate, questa non è solo una divisione politica, ma include un modo di essere e di rapportarsi con la realtà. Mi viene in mente un'analogia rispetto al concetto delle due culture di cui parlava Charls P. SNOW una sessantina di anni fa. La tesi di Snow era semplice: da una parte ci sono gli scienziati e dall'altra i letterati, per intenderci, quelli che hanno letto un milione di libri e quelli che si sono fossilizzati sulle formule matematiche e sulla tecnologia. Ma mentre i letterati considerano ignoranti gli scienziati che non abbiano letto Dante o Dostoevskij, questi hanno comunque determinato il progresso della civiltà e tuttora muovono le leve del potere. Noi spesso accusiamo la destra di essere responsabile del degrado culturale e morale del nostro Paese facendo riferimento soprattutto a Berlusconi, il quale attraverso le sue televisioni avrebbe ingenerato una sottocultura becera e volgare, ma dimentichiamo che la sinistra in tutti questi anni si è arroccata su un'ideologia sostanzialmente conservatrice, facendo leva su una retorica vuota e priva di reale adesione alla realtà. Essa non ha capito alcuni movimenti sociali che pure essa stessa aveva messo in moto, ma soprattutto ha favorito largamente la riscoperta del privato dimenticando gradualmente la sua naturale vocazione alla partecipazione collettiva, alla politica dal basso, come vox populi. In questo guazzabuglio, crollati tutti i paletti della consolidata dicotomia fra politici letterati, buonisti e inconcludenti e i nuovi rampolli della nuova cultura illetterata ma pragmatica, non resta che adeguarci,e fare buon viso a cattivo gioco.
lunedì 27 gennaio 2014
Il sonno della ragione genera mostri
La dico grossa, lo so, ma devo esprimere le mie perplessità su come si continua a ricordare la SHOAH, su questa Giornata della Memoria che sta diventando una stanca retorica da propinare ai ragazzi nelle scuole che nulla sanno di quanto è successo. Abbiamo relegato il compito di ricordare a quei docenti, i soliti indaffarati in mille progetti, che il 27 gennaio propongono la visione di films o di documentari con le angoscianti immagini di Auschwitz, dimenticando di parlare, per esempio, delle leggi razziali e scordando di studiare bene il fascismo. Noi non abbiamo bisogno di celebrazioni ufficiali per trasmettere certi valori, come la tolleranza e il rispetto della dignità umana. Per me la memoria non è solo ricordo, ma conoscenza e azione. Se qualcuno si è permesso di scrivere sui muri di Roma "Hanna Frank bugiardona" è perché la scuola non è riuscita a trasmettere né conoscenza né valori.
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