martedì 27 giugno 2017

Raccontare la corruzione

Ho letto il libro di Paolo Saggese, Lettera a un giudice. Racconto fantastico sulla corruzione. Racconta le ingiustizie subite da un uomo qualunque del nostro tempo, un uomo che si impegna, studia e consegue una preparazione ottima per un concorso, ma viene dichiarato inidoneo. Il protagonista è dunque una persona nella quale ognuno di noi si può riconoscere,  in uno  scenario che è il nostro tempo, il nostro paese corrotto, in cui il merito individuale anziché essere apprezzato viene svilito e mortificato. A leggere le pagine del libro sembra  infatti rivivere  esperienze  che ognuno di noi ha vissuto almeno una volta nella vita, direttamente o indirettamente, esperienze divenute ormai così ordinarie da determinare una sorta di assuefazione collettiva. Il tema della corruzione io l'ho sempre percepito come il discrimine tra giustizia e ingiustizia, tra progresso e inciviltà, tra democrazia e sopraffazione dei deboli. Perché, se ci pensate, la corruzione non è altro che l'aspetto formale, talvolta anche garbato di una prevaricazione da parte di una persona o di un gruppo di persone ai danni di chi, pur dotato di conoscenze e competenze non ha nient'altro che queste da mettere in gioco. Il libro racconta con raffinata ironia di un concorso per dirigente truccato in cui si sapeva già all'inizio chi doveva vincere, per ragioni politiche o sindacali. Ma non è solo questo: dietro la delusione e la rabbia di Candido, il protagonista della storia che ingenuamente credeva  che il  suo mondo fosse il migliore dei mondi possibili, c'è poi la consapevolezza che nella nostra Italia, povera e negletta, tutto si basa sulla Raccomandazione, e quindi sugli interessi privati a scapito del bene comune. Tutto il sistema Italia è marcio, ab imis. E' storia vecchia! Povero Candido, mi fa venire in mente il De Sanctis alle prese con una campagna elettorale senza esclusione di colpi, proprio qui, nella nostra provincia, nel lontano 1874! Come non ricordare quel formidabile colloquio notturno con il Teologo "lungo come un palo" nel 4° capitolo del Viaggio elettorale!? Per chi non lo avesse letto, appare in sogno, anzi  in un incubo, al De Sanctis in una notte piena di ansia a Lacedonia, alla vigilia di un importante discorso che avrebbe dovuto tenere nella pubblica piazza, uno strano personaggio del posto, che lui chiama Il Teologo. Il colloquio si risolve, in breve, in una tirata d'orecchie al povero De Sanctis, colpevole di non avere capito la differenza tra il Romanzo che aveva in mente  e la Storia reale del territorio. " Il tuo romanzo ti dice che bisogna tenersela con gli onesti, brava gente ma poltrona e sconclusionata. Ma se vuoi sentire la storia hai a tenertela coi forti, leoni o volpi che siano, i quali meno hanno scrupoli e più sono efficaci, gente come si deve, che ti sa bene ordire le fila..." Come si vede, nulla è cambiato in quasi 150 anni nella mentalità del nostro Paese!  Se ne deduce allora, tornando a Candido e alla sua storia di corruzione,  che se la maggior parte dei concorsi pubblici  in Italia premiano i concorrenti disonesti e cinici, è da ritenere che la maggior parte dei nostri impiegati e funzionari della pubblica amministrazione, ma anche  medici, magistrati, insegnanti siano mediocri e inadeguati. Non tutti, però,  perché qua e là vengono collocati anche  i bravi a fare il lavoro che quelli  incapaci non fanno. La più grande tristezza è  che siamo assuefatti a tale sistema e lottare contro non conviene più a nessuno. Persino nella scuola, che è il luogo per eccellenza deputato alla educazione  per la legalità, sta diventando sempre più diffusa ed anche accettata una pratica che se non è illegale è però illecita e immorale, e disonesta, che è il copiare i compiti alterando e falsando la valutazione dell'insegnante. Solo oggi, dopo tanto tanto tempo trascorso a sublimare la scuola e con essa l'impegno, il sacrificio ("Oggi il sacrificio, domani la gloria" come diceva De Sanctis), ho conseguito la certezza che anche la scuola sta diventando anziché una  fucina  di coscienze, una palestra di scaltrezza, un'arena dove si consuma un gioco di sleale concorrenza fra gli alunni e i docenti e fra gli stessi alunni. In prospettiva,  vedo la scuola di oggi come un non luogo, un po' come i centri commerciali, dove si consuma un fast food di cultura un po' difficile da digerire, ma quasi sempre facile e gioiosa. Allora, se anche la scuola viene meno al suo compito di educare oltreché istruire, la meritocrazia diventerà sempre più un miraggio nella società civile.

mercoledì 21 giugno 2017

VERSETTI QUASI ECOLOGICI

Non uccidete il mare, 
la libellula, il vento. 
Non soffocate il lamento 
(il canto!) del lamantino. 
Il galagone, il pino: 
anche di questo è fatto 
l’uomo. E chi per profitto vile 
fulmina un pesce, un fiume, 
non fatelo cavaliere 
del lavoro. L’amore finisce dove finisce l’erba 
e l’acqua muore. Dove 
sparendo la foresta 
e l’aria verde, chi resta 
sospira nel sempre più vasto 
paese guasto: Come 
potrebbe tornare a essere bella, 
scomparso l’uomo, la terra»
(Giorgio Caproni)