mercoledì 20 giugno 2012

Ammazzare il tempo

Eugenio Montale, Ammazzare il tempo (da Auto da fé. Cronache in due tempi, Il Saggiatore, Milano 1966)

Per Montale uno dei problemi più preoccupanti che si presenta all'uomo di oggi e di domani è "Ammazzare il Tempo". Il poeta sembra riproporre una questione che è stata ampiamente dibattuta dai pensatori antichi e moderni, da Seneca a S.Agostino a Pascal. Gli antichi avevano trovato però, ognuno a suo modo, una soluzione al dilemma che in ultima analisi era l'aristocratica scelta di privilegiare la qualità e non la quantità del tempo. Nel saper fare un uso sapiente del tempo rientrava la capacità di accettare la vecchiaia riconoscendo anche a quest'età i suoi aspetti positivi, ma noi, nel nostro tempo infame in cui è caduta ogni illusione, tranne quella, assurda, di prolungare artificialmente la giovinezza disprezzando la vecchiaia, come riempiremo il vuoto del tempo che ci si spalanca davanti come un orrido abisso?
In una civiltà come la nostra, in cui il lavoro comincia a scarseggiare a causa della crisi che vede chiudere industrie, fallire imprese, e impiegare sempre più massicciamente macchine sofisticate in sostituzione della mano dell'uomo, è veramente profetica la visione montaliana di uno spettro del tempo che si aggira nella dimensione quotidiana di ognuno di noi. Se non dovesse esserci più lavoro per tutti, come impiegheremmo il nostro tempo vuoto? Questa è la domanda, inquietante ma vera e più che mai attuale, che Montale si pone e ci pone. Lui dice che "pochi sono gli uomini capaci di guardare con
fermo ciglio in quel vuoto", da qui "la necessità sociale di fare qualcosa, anche se questo qualcosa serve appena ad
anestetizzare la vaga apprensione che quel vuoto si ripresenti in noi".
In conclusione, per ammazzare il tempo occorre riempirlo di occupazioni che abbiano un senso, ossia di lavoro.

da Casa sul mare

ll viaggio finisce qui:
nelle cure meschine che dividono
l'anima che non sa più dare un grido.
Ora I minuti sono eguali e fissi
come I giri di ruota della pompa.
Un giro: un salir d'acqua che rimbomba.
Un altro, altr'acqua, a tratti un cigolio.
[E.Montale]

venerdì 1 giugno 2012

Il carattere di un popolo

Mi colpisce molto la laboriosità del popolo emiliano, sarà perché spontaneamente lo confronto con il popolo irpino, o comunque meridionale, in circostanze analoghe. Questi sfollati non si piangono addosso, anzi piangono senza piangersi addosso, sono spaventati, ma lottano contro la paura e già si apprestano a ricominciare...