domenica 24 maggio 2015

A ciascuno la sua...

“Vi è al mondo una strada, un’unica strada che nessun altro può percorrere salvo te: dove conduce? Non chiedertelo, cammina!” (F. Nietzsche)

giovedì 21 maggio 2015

La Vita Oscilla


La vita oscilla
tra il sublime e l'immondo
con qualche propensione
per il secondo
ne sapremo di più
dopo le ultime elezioni
che si terranno lassù
o laggiù o in nessun luogo
perché siamo già eletti
tutti quanti
e chi non lo fu
sta assai meglio quaggiù
e quando se ne accorge
è troppo tardi.
Les jeux sont faits
dice il croupier, per l'ultima volta
e il suo cucchiaione
spazza le carte.
( Eugenio Montale)

domenica 10 maggio 2015

Lettera alla Madre

«Mater dolcissima, ora scendono le nebbie,
il Naviglio urta confusamente sulle dighe,
gli alberi si gonfiano d'acqua, bruciano di neve;
non sono triste nel Nord: non sono
in pace con me, ma non aspetto
perdono da nessuno, molti mi devono lacrime
da uomo a uomo. So che non stai bene, che vivi
come tutte le madri dei poeti, povera
e giusta nella misura d'amore
per i figli lontani. Oggi sono io
che ti scrivo.» - Finalmente, dirai, due parole
di quel ragazzo che fuggì di notte con un mantello corto
e alcuni versi in tasca. Povero, così pronto di cuore
lo uccideranno un giorno in qualche luogo. -
«Certo, ricordo, fu da quel grigio scalo
di treni lenti che portavano mandorle e arance,
alla foce dell'Imera, il fiume pieno di gazze,
di sale, d'eucalyptus. Ma ora ti ringrazio,
questo voglio, dell'ironia che hai messo
sul mio labbro, mite come la tua.
Quel sorriso m'ha salvato da pianti e da dolori.
E non importa se ora ho qualche lacrima per te,
per tutti quelli che come te aspettano,
e non sanno che cosa. Ah, gentile morte,
non toccare l'orologio in cucina che batte sopra il muro
tutta la mia infanzia è passata sullo smalto
del suo quadrante, su quei fiori dipinti:
non toccare le mani, il cuore dei vecchi.
Ma forse qualcuno risponde? O morte di pietà,
morte di pudore. Addio, cara, addio, mia dolcissima mater.»

Salvatore Quasimodo

martedì 5 maggio 2015

INCONTRO CON L'AUTORE GIANCARLO VISITILLI



ANNO SCOLASTICO 2015

TITOLO DEL LIBRO: E LA FELICITA', PROF?

Benvenuto tra noi, collega.
La chiamo collega, anche se per i ragazzi è l'autore del libro che quest'anno tratta temi che li riguardano molto da vicino. Come vede, l'accogliamo in una sede che non è la nostra scuola ma del Comune di Mirabella Eclano. Noi infatti non disponiamo né di un'aula magna né di una palestra, siamo in attesa che finiscano i lavori di ampliamento della nostra struttura da almeno un ventennio. Per la verità, noi docenti al momento non abbiamo nemmeno un buco dove riunirci, anche solo per depositare le borse, sederci e scambiare qualche battuta. Ma questa è un'altra storia. Mi ripropongo di scrivere anch'io un libro sui disagi di noi insegnanti nel tempo della Spending Review (questa bella espressione che ha soppiantato la nostra Revisione della spesa pubblica), in virtù della quale ci stiamo adattando a ristrettezze e disservizi inaccettabili per un paese civile. Ma tutto questo troverà forse soluzione nel Disegno di legge La Buona Scuola del governo Renzi. Naturalmente noi ce lo auguriamo, incrociando le dita.
Dunque, la sua venuta qui, lei lo sa bene, rientra nell'ambito del Progetto Einaudi che noi abbiamo accolto nel nostro POF da diversi anni denominandolo Incontro con l'autore. Gli obiettivi di tale progetto sono di motivare i giovani alla lettura, sviluppare la capacità di confrontarsi tra loro e con il mondo degli adulti, sviluppare la capacità di critica e comprendere le problematiche della società attuale. A dire il vero, non fatichiamo molto a motivare i ragazzi alla lettura di libri, molti lo fanno autonomamente nella nostra scuola. Voglio dire che la nostra utenza è molto motivata al dialogo culturale e all'apprendimento e siamo perciò veramente fortunati, da questo punto di vista. Il nostro è un Istituto Superiore che comprende vari indirizzi, ma il fiore all'occhiello è il Liceo scientifico che conta oltre 600 alunni, anche se il liceo classico, il liceo delle Scienze applicate e quello musicale stanno ottenendo un discreto successo formativo sul territorio. Lo stesso dicasi per l'ITC E L'Istituto professionale per i servizi commerciali. Ci troviamo infatti in una zona di confluenza di più paesi, tutti più o meno simili e poco distanti fra loro, con caratteristiche paesaggistiche pittoresche e suggestive e con dinamiche sociali relativamente semplici, improntate a stili di vita ancora modesti, anche per l'arretratezza strutturale propria delle zone interne del Mezzogiorno. L'ambiente in cui vivono i giovani che frequentano la nostra scuola è alquanto ristretto ed isolato, manca di organizzazioni e di strutture capaci di dare stimoli di vita più attiva, di offrire opportunità di scambi e di incontri. La scuola è perciò ancora il riferimento fondamentale non solo per la crescita morale e civile dei giovani, ma anche il centro di irradiazione di una cultura dinamica, operativa di tutto il territorio. Ma, soprattutto, i ragazzi che scelgono il nostro indirizzo credono, credono ancora fermamente nella scuola e nell'opportunità che essa offre loro per un riscatto sociale ed uno sbocco lavorativo. Forse per questo sono un po' distanti dai ragazzi che abbiamo conosciuto attraverso il racconto del suo libro. Non che non abbiano anche loro i problemi, i disagi nonché i sogni propri dell'adolescenza, ma a me sembra che i nostri abbiano una meta da raggiungere, delle ambizioni precise. Vede, la scuola non è uguale per tutti, lei lo sa bene, e se è vero che tanti problemi accomunano le scuole d'Italia come la mancanza di palestre, le strutture fatiscenti, programmi obsoleti, è anche vero che i diversi indirizzi rappresentano realtà diverse, specie dal punto di vista sociale. E' triste ammetterlo, ma è così.
Dal suo libro, che a me sembra il diario di un anno scolastico in una scuola della periferia di Bari, sicuramente simile a tante altre del nostro Sud, emerge una realtà amara di una scuola che accoglie i figli del proletariato urbano e suburbano, disagiati e culturalmente deprivati, senza motivazione a credere nella opportunità che la scuola offre. E' inutile dire che purtroppo la scuola italiana non è democratica e che fa la differenza tra scuole di serie A e scuole di serie B. Questo per me è un gap che tende, tra l'altro, ad aggravare il già conclamato divario tra il Nord ed il Sud del paese Italia.
Ho trovato il suo libro interessante, e per certi versi anche originale, in quanto finora la trattazione del tema scuola ha privilegiato il punto di vista del docente frustrato e avvilito in un ruolo che tende sempre più ad evaporare nei fumi della comunicazione di massa, schiacciato ed umiliato, per giunta, dai miracoli di Internet. Io stessa ho scritto un libro sul tema scuola, anzi sull'educazione ancora possibile (il titolo è infatti La ginnastica dell'anima, l'educazione possibile), come risposta ad un saggio di Neil Postman, docente universitario di New York il quale nel libro La fine dell'educazione, con straordinaria chiarezza descrive la crisi dell'istruzione contemporanea individuando nella fine delle grandi storie della democrazia e della partecipazione civile la fine dell'educazione. Egli prospetta la fine ma anche un nuovo inizio del processo educativo. Ed io su questa scia ho prospettato come possibile la pedagogia desanctisiana che mirava alla educazione della coscienza attraverso la letteratura. Ma il suo libro, lungi dall'essere una sterile trattazione di un tema oramai consumato, è uno spaccato realistico di vite quotidiane di giovani sempre più disillusi, alle prese con i problemi familiari come la mancanza di lavoro, separazioni, disgregazione del tessuto familiare. Giovani vittime degli spot pubblicitari, con manie di uniformarsi agli idoli televisivi, incapaci di trovare la strada giusta per la realizzazione di sé. Ma il problema di tutti non è sempre il problema di ciascuno e quindi nella sua narrazione balzano fuori prepotentemente le storie dei singoli: Mimmo e il suo amore per Alessandra, Radu, diciottenne rumeno e la sua difficile integrazione, Valentina vittima dell'anoressia, Giulia in attesa del frutto del suo primo amore, Andrea e il suicidio del padre imprenditore, a causa della crisi, e tanto altro. Ma come può un insegnante caricarsi di un simile fardello e farsi maestro di vita per tutti? Come può arrogarsi il diritto di entrare nella vita personale dei propri alunni? Questa domanda me la son sempre posta , ma la risposta tarda ancora a venire. Ammiro moltissimo il suo tentativo di farsi interprete del pensiero di Don Milani riproponendo una sorta di Scuola di Barbiana, ma non credo che nei nostri tempi si possa immaginare niente di simile. Oggi il compito del docente è ancora da definire.