sabato 28 marzo 2009

Desiderata

Va' serenamente in mezzo al rumore e alla fretta e ricorda quanta pace ci puo' essere nel silenzio. Finche' e' possibile senza doverti arrendere conserva i buoni rapporti con tutti. Di' la tua verita' con calma e chiarezza, e ascolta gli altri, anche il noioso e l'ignorante, anch'essi hanno una loro storia da raccontare. Evita le persone prepotenti e aggressive, esse sono un tormento per lo spirito. Se ti paragoni agli altri, puoi diventare vanitoso e aspro, perche' sempre ci saranno persone superiori ed inferiori a te. Rallegrati dei tuoi risultati come dei tuoi progetti. Mantieniti interessato alla tua professione, benche' umile; e' un vero tesoro rispetto alle vicende mutevoli del tempo. Sii prudente nei tuoi affari, poiche' il mondo e' pieno di inganno. Ma questo non ti impedisca di vedere quanto c'e' di buono; molte persone lottano per alti ideali, e dappertutto la vita e' piena di eroismo. Sii te stesso. Specialmente non fingere di amare. E non essere cinico riguardo all'amore, perche' a dispetto di ogni aridita' e disillusione esso e' perenne come l'erba. Accetta di buon grado l'insegnamento degli anni, abbandonando riconoscente le cose della giovinezza. Coltiva la forza d'animo per difenderti dall'improvvisa sfortuna. Ma non angosciarti con fantasie. Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine. Al di la' di ogni salutare disciplina, sii delicato con te stesso.Tu sei un figlio dell'universo, non meno degli alberi e delle stelle; tu hai un preciso diritto ad essere qui. E che ti sia chiaro o no, senza dubbio l'universo va schiudendosi come dovrebbe. Percio' sta in pace con Dio, comunque tu Lo concepisca, e qualunque siano i tuoi travagli e le tue aspirazioni, nella rumorosa confusione della vita conserva la tua pace con la tua anima. Nonostante tutta la sua falsita', il duro lavoro e i sogni infranti, questo e' ancora un mondo meraviglioso. Sii prudente. Fà di tutto per essere felice.


Questo testo bellissimo viene quasi sempre presentato come "Manoscritto del 1692 trovato a Baltimora nell'antica chiesa di San Paolo". Invece nel 1959 il reverendo Frederick Kates rettore della chiesa di St. Paul, a Baltimore, Maryland, incluse questo pensiero in una raccolta di materiale devozionale. In cima alla raccolta, c'era l'annotazione "Old St. Paul's Church, Baltimore, A.C. 1692", che è l'anno di fondazione della chiesa... da qui l'equivoco. In realtà, l'autore di questi versi è Max Ehrmann, un poeta di Terre Haute, Indiana, vissuto dal 1872 al 1945, e scrisse Desiderata intorno al 1927.


da Erminio Volpe

Il chiostro delle monache (ex convento di S. Marco - Sant'Angelo dei Lombardi)

...C'è qualcosa nell'aria che mi riporta indietro, ad altra vita, in altro luogo. Oggi non c'è sole, il cielo è opaco per una densa foschia, eppure la primavera si sente, si sente che sono nate le viole tra le foglie secche ai piedi delle querce. All'improvviso mi affiora nella mente il ricordo di quando si andava a scoprire le viole appena nate nelle aiuole del convento...
In primavera, la domenica mattina, dopo la messa si scendeva al chiostro ad ammirare il prodigio della nuova vita: qualche fiore bianco, una primula , sui rami ancora spogli un pettirosso saltellante, una timida lucertola e, la regina del giardino, la centenaria tartaruga che lenta lenta usciva al primo sole a perlustrar la zona.

martedì 24 marzo 2009




Questo è Tequila, un cagnolino deliziosiossimo, il più bello che io abbia mai visto nella vita! Ha condiviso con me un lungo (o breve?) lasso di tempo, ben tredici anni! Ora non c'è più... è morto nel mese di novembre, in un giorno di pioggia e di vento, oggi che è primavera mi manca. Mi manca una creatura dolcissima, tenera, mi mancano i suoi occhi neri lucenti come due biglie di vetro, mi manca il suo volto aggraziato, perfetto, come quello di un meraviglioso peluche. Mi manca la sua gioiosa allegrezza, al solo vederlo svaniva ogni malumore, ogni sconforto. Calmava ogni rabbia e mi guardava con certi occhi quando ero arrabbiata che mi faceva vergognare, si, proprio così, vergognare, quando mi capitava di urlare per casa per un nonnulla. Era allora che incontravo il suo sguardo, supplichevole e tenero, era in quei momenti che il suo aspetto smontava la rabbia: le orecchie abbassate, la codina fra le zampe, il corpicino tutto un fremito. Tequila si rattristava quando io ero triste, gioiva quando ero allegra e non c'era bisogno di parole tra noi per esprimere i suoi e i miei sentimenti. Solo adesso riesco a parlare di lui, dopo cinque mesi dalla sua morte. Ho amato questa creaturina, che gli altri vedevano cane mentre io la percepivo come un'anima piena d'amore, di dolore, di gioia, proprio un alter ego di me.

"A nutrimento dell'anima" (da parte del Sig. Erminio Volpe)


ESSERE GIOVANE
La giovinezza non e’ un periodo della vita, ma un atteggiamento della mente, è un'espressione della volontà, del potere dell’immaginazione e dell’intensità dei sentimenti. Rappresenta la vittoria del coraggio sulla codardia, della spirito avventuroso sulle tentazioni dell’indolenza.
Non invecchiamo perche’ abbiamo vissuto un certo numero di anni, invecchiamo se rinunciamo ai nostri ideali. Il passare degli anni ci spinge a rinunciare ai nostri ideali migliori, ma l’animo ci suggerisce altrimenti. Pregiudizi, dubbi, timori e disperazione sono i nemici che poco a poco ci mettono a terra e fanno polvere di noi prima ancora della nostra morte.
E’ giovane chi è ancora capace di stupirsi ed entusiasmarsi, chi come bimbo affamato di sapere continua a chiedere: "e poi?", chi sfida gli eventi e gode del gioco della vita. Siete giovani come la vostra fede, vecchi come i vostri dubbi. Giovani come la vostra speranza, vecchi come il vostro scoraggiamento. Rimarrete giovani fino a quando sarete ancora pronti ad accettare una sfida, resterete ricettivi per quello che è bello, buono e grande, ricettivi per i messaggi della natura, del prossimo, dell’incomprensibile. E se un giorno il vostro cuore fosse roso dal pessimismo e dal cinismo, possa allora il Signore avere misericordia per la vostra anima, l’anima di un vecchio.

Discorso di commiato pronunciato dal Generale DOUGLAS MAC ARTHUR prima di congedarsi dalle forze Armate americane

domenica 22 marzo 2009

Essere da sani ciò che pensiamo da malati

Siamo migliori quando siamo malati.

Non siamo schiavi delle passioni,

non desideriamo gli onori,

trascuriamo le ricchezze,

ci ricordiamo di Dio e

che siamo uomini, fragili e mortali.


Da Plinio Il Giovane, Epistulae

lunedì 16 marzo 2009

In primis paritas

L'Europa c'impone la parità tra uomo e donna sull'età pensionabile (65 anni). Si pretende, quindi, di riconoscere un dato (la parità) che nei fatti non esiste, per ovvi motivi.

Non esiste parità rispetto all'uomo per la donna che associa al lavoro fuori casa mille altre incombenze; non esiste parità per la donna che entra nel mondo del lavoro spesso molto tardi, perchè l'ingresso é rallentato o frenato dalla maternità; non può esserci parità per la donna se l'egemonia di una cultura maschilista scarica unicamente su di lei la gestione e l' amministrazione della casa, dei figli e spesso anche la cura degli anziani; non può esserci parità se è la donna ad arrivare alla soglia della pensione esausta e per di più con la prospettiva di diventare povera più dell'uomo!...

Oggi noi donne viviamo un enorme paradosso: per inseguire il sogno della libertà e dell'emancipazione abbiamo rinunciato a goderci la serenità della famiglia e siamo cadute in una forma inusitata di schiavitù, dibattute freneticamente tra lavoro e cura di mariti , figli e casa. Riguardo alla pensione, c'é un'unica cosa da fare: rendere flessibile l'uscita dal lavoro ed abbassare la soglia dell'età a 60 anni.

giovedì 5 marzo 2009

Andare via di qua...


I giovani vanno via da queste terre, vanno fuori, al Nord o all'estero, come quaranta cinquant'anni fa, in cerca di un lavoro, perchè qui di lavoro non ce n'è, nemmeno a pagarlo con moneta contante... Eppure non siamo più arretrati come cinquant'anni fa, ci siamo comunque agganciati anche noi al grande sviluppo economico dei paesi industriali, non siamo più sottosviluppati! Che cosa è successo allora alle nostre zone? Chi ci ha ingannato facendoci intravedere un progresso reale che invece era solo fittizio? Guardiamoci intorno! Qui il paesaggio non è più lo stesso, ampie modificazioni ne hanno alterato definitivamente la fisionomia... Dove sono i bei pascoli verdi, le terre ben coltivate, gli ulivi, le viti disposte nei lunghi filari a perdita d'occhio?... dove sono quei contadini appagati del loro lavoro, duro lavoro, è vero, ma quanto gradito alla fine, quando il raccolto era buono e ci si accontentava di poco! Oggi i giovani hanno tutti un importante livello d'istruzione e che dramma stanno vivendo, quale scoramento nel non trovare lavori corrispondenti ai livelli culturali acquisiti! Che farà mai in Irpinia un giovane laureato in ingegneria biomedica, in biotecnologia, o anche un semplice infermiere, se i pochi ospedali che ci sono rischiano di chiudere, nel disinteresse della classe politica? Le aspettative di un avvenire migliore sono pari allo zero. Chi resterà a popolare le piazze dei nostri grigi paesi nei lunghi inverni, chi prenderà nelle mani la terra dedicando ad essa il lavoro, la vita, senza pretendere troppo? Dove stiamo andando? Quale sarà il nostro futuro?
Siamo oramai come disamorati delle nostre terre, distaccati, con lo sguardo perso al di là dei nostri orizzonti, in una perenne attesa di qualcosa che forse non avverrrà. E siamo anche combattuti fra odio ed amore, fra il desiderio di andare e quello di rimanere, almeno così è per me!
Vorremmo tutti andare via da queste terre maledette, non tanto per la loro povertà in senso materiale, ma nel senso metaforico del degrado della convivenza civile. E’ inutile ostinarsi a stringerci il cuore, a vedere la bellezza dei luoghi e dei paesaggi, indiscutibili del resto, a difendere la salubrità dell’aria, la serenità del cielo e la maestosità dei monti! In queste nostre terre si è ormai esteso in profondità l’inquinamento mafioso e non solo nell'ambito del potere politico-amministrativo, ma anche in settori ampi e differenziati del tessuto sociale. Questo è secondo me il vero problema! Se infatti volessimo fare un’accurata indagine socio-economica, non possiamo negare che il percorso fin qui compiuto dalle nostre zone è un visibile processo di crescita economica, di trasformazione sociale e culturale, di espansione del benessere materiale degli individui. Oggi non abbiamo pù i problemi che si presentavano nel passato, i nostri paesi si trovano in condizioni nuove e inaspettate. La mitica arretratezza del Mezzogorno contadino è un ricordo del passato, un mito per l’appunto. L’istruzione di massa, le strade, la televisione hanno rotto definitivamente il nostro secolare isolamento. Ma proprio in virtù di ciò si deve parlare di progresso contraddittorio e distorto. Abbiamo avuto un’espansione economica sostenuta da un intervento statale consistente ma non orientato allo sviluppo produttivo e perciò incapace di innescare un circolo virtuoso crescita economica- progresso civile. L’uso illecito delle risorse pubbliche ha solo prodotto la dissoluzione delle regole che fondano una collettività civile, pertanto una nuova prospettiva produttiva e di sviluppo deve passare innanzitutto attraverso la riorganizzazione civile della nostra terra.