mercoledì 26 febbraio 2014

I nuovi barbari

Ho l'impressione che  la società italiana sia  caratterizzata da due opposte visioni del mondo e della vita. Mi riferisco alla società degli acculturati, a quelli che hanno fatto almeno le superiori diplomandosi e a quelli che hanno conseguito la laurea, che in Italia, checché se ne dice, non sono pochi. Queste due fazioni si detestano, non comunicano, non si amano affatto e ciò è deleterio per le sorti del nostro Paese. La divisione o contrapposizione è tale che nell'abisso della reciproca incomprensione, ci sentiamo del tutto impotenti  e senza alcuna via d'uscita. Provo a delineare il limen, la linea di demarcazione, che semplicisticamente chiamo  il centro rispetto a una destra e ad una sinistra. Badate, questa non è solo una divisione politica, ma include un modo di essere e di rapportarsi con la realtà. Mi viene in mente un'analogia rispetto al concetto delle due culture di cui parlava Charls P. SNOW una sessantina di anni fa.  La tesi di Snow era semplice: da una parte ci sono gli scienziati  e dall'altra i letterati, per intenderci, quelli che hanno letto un milione di libri e quelli che si sono fossilizzati sulle formule matematiche  e sulla tecnologia. Ma mentre i letterati considerano ignoranti gli scienziati che non abbiano letto Dante o Dostoevskij, questi hanno comunque determinato il progresso della civiltà e tuttora muovono le leve del potere.  Noi spesso accusiamo la destra di essere responsabile del degrado culturale e morale del nostro Paese facendo riferimento soprattutto a Berlusconi, il quale attraverso le sue televisioni avrebbe ingenerato una sottocultura becera e volgare, ma dimentichiamo che la sinistra in tutti questi anni si è arroccata su un'ideologia sostanzialmente conservatrice,  facendo leva su una retorica vuota e priva di reale adesione alla realtà. Essa non ha capito alcuni movimenti sociali che pure essa stessa aveva messo in moto, ma soprattutto ha favorito largamente la riscoperta del privato dimenticando gradualmente la sua naturale vocazione alla partecipazione collettiva, alla politica dal basso, come vox populi. In questo guazzabuglio, crollati tutti i paletti della consolidata dicotomia fra politici letterati, buonisti e inconcludenti e i nuovi rampolli della nuova cultura illetterata ma pragmatica, non  resta che adeguarci,e fare buon viso a cattivo gioco.