Che senso ha celebrare la Festa della donna se la violenza sulle donne continua ad imperversare in tutto il mondo e nella nostra "civilissima" Italia sta toccando un picco mai prima raggiunto nella storia, a mia memoria? Gli atti di violenza perpetrati ai danni delle donne non sono soltanto gli efferati delitti di cui parla la cronaca ormai ogni giorno (in Italia se ne consumano 160 ogni anno), ma anche ogni atto o comportamento che provocano danni mentali, sofferenza indotta da situazioni di coercizioni o deprivazioni arbitrarie della libertà, che avvengono sia nella sfera privata sia nella sfera pubblica. Questi atti sono molto frequenti e si ripetono in modo più o meno consapevole nelle istituzioni quali famiglia, scuola, nelle norme che regolano la società, spesso anche nelle religioni e connotano quello che viene definito unanimemente stile maschilista o patriarcale, condiviso da uomini e anche dalle stesse donne. E' un problema che riguarda l'educazione culturale della collettività, permeata di stereotipi che durano a morire i quali costituiscono spesso la matrice della violenza. Risulta quindi non più procrastinabile la prevenzione attraverso la sensibilizzazione e una nuova educazione che porti all'accettazione e al rispetto della inviolabilità della persona.
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