venerdì 20 settembre 2019

Lettera al Ministro Fioramonti

Egregio sig. Ministro,
i problemi della scuola italiana sono tanti, troppi per essere elencati, perciò ne sollevo solo alcuni che secondo me risultano di fondamentale importanza. Vorrei parlare, tanto per cominciare, di digitalizzazione della scuola e dei docenti i quali, sì, ammettiamolo, sono  oggettivamente scarsamente informatizzati. Ciò è vero soprattutto per due motivi: primo, perché la formazione negli anni scorsi è stata per lo più inadeguata da parte di numerosi formatori, che spesso s'improvvisavano esperti ed invece non lo erano; secondo, per la scarsa disponibilità degli stessi docenti, nella maggioranza non più giovani e quindi stanchi e demotivati. D'altra parte, però, la scuola è ancora oggi priva di computer aggiornati e ben funzionanti, nonostante gli innumerevoli progetti PON lautamente finanziati.
Correlato a questo problema rimane l'enorme mole di carta stampata alimentata da quella macchina infernale che è la burocrazia la quale avvilisce e strozza nella scuola qualsiasi tentativo di creatività e di libertà d'insegnamento. Un altro problema è rappresentato dai progetti PON: ormai le scuole sono oberate da mille attività legate ai PON, le quali determinano a loro volta una didattica sempre più discontinua e rarefatta in cui le conoscenze hanno ceduto il posto alle cosiddette competenze spendibili sul mercato, o almeno così si vuole far credere.
La verità, sig. Ministro, è che le scuole sono diventate veri e propri progettifici, che poco o nulla hanno a che fare con la didattica; per non parlare, poi, dei docenti esperti PON che ormai non fanno altro, con il solo fine d'impinguarsi lo stipendio!
 Parliamoci chiaro, la scuola versa in una situazione non buona e sopravvive solo grazie a quella ridotta percentuale di docenti bravi e motivati, che poi stanno sulle scatole a tutti, compresi i Dirigenti!
Nelle scuole oggi l'insegnante "severo" è visto come il nemico  giurato del successo formativo, locuzione  tutta moderna che, tradotta, significa promozione per tutti, anche per quelli che a scuola vengono saltuariamente a scaldare il banco. Il problema, però, è che la scuola non è più democratica, non costituisce più ascensore sociale, non è meritocratica! Allora, torniamo agli studi seri, diamo almeno nella scuola, ai ragazzi la parvenza di una possibile società democratica e giusta!
I vari ministri che si sono succeduti, di destra e di sinistra, hanno demolito un po' per volta un sistema che nulla aveva da invidiare agli altri paesi europei, anzi. Se pensiamo che il Ministro Gelmini ha ridotto le ore di insegnamento delle materie fondamentali per le famose tre I, che altri hanno dato importanza alle prove Invalsi introducendo in Italia una pratica che in America ha dato risultati nefasti, di che altro dobbiamo parlare?
Un altro problema importante è la mancata valorizzazione delle scuole professionali, lasciate, soprattutto al Sud, nell'abbandono più totale, deprivando i giovani di competenze reali, queste sì spendibili sul mercato! La corsa ai licei non fa bene alla crescita del nostro Paese. Occorre ritornare ad una seria selezione degli studenti: non tutti sono portati per lo studio liceale e non è giusto che vi si acceda solo per vanità e orgoglio, sicuri di guadagnarsi comunque la promozione!
Ritornare alla serietà degli studi è un'esigenza fondamentale per assicurare ai giovani la possibilità di inserirsi nella società del futuro preparati sia nel lavoro sia come cittadini consapevoli!