Fervono i preparativi per la campagna elettorale, in vista delle amministrative della prossima primavera, a Grottaminarda. Già nell'aria si respira quel non so che di sagra paesana, con i suoi riti, le sue cerimonie in cui si sprecano le strette di mano, i saluti reverenti, le promesse e gli impegni solennemente presi... insomma, il sipario della scena politica non s'è alzato ancora , ma il brusio dei protagonisti si sente da dietro le quinte.
Un tempo anch'io mi sono impegnata in politica, animata da un ingenuo quanto sincero entusiasmo per una scoperta che avevo fatto, studiando per la mia tesi di laurea la figura e l'opera di Francesco De Sanctis. Avevo appreso dal mio illustre conterraneo che la politica poteva essere una nobilissima missione civile, un formidabile strumento di rivalsa e di emancipazione per la nostra gente del Sud, dell'Irpinia, in particolare, così lontana ancora dal progresso reale. Ebbene, fui presa da un tale ardore per questo personaggio che, senza indugiare, mi buttai nella politica aggregandomi ad un rappresentante parlamentare che mi sembrava meglio incarnare gli ideali desanctisiani. La mia scelta cadde su Gerardo Bianco per una strana casualità: mi trovai a Guardia dei Lombardi mentre l'Onorevole pronunciava un discorso politico sulla pubblica piazza. Ebbi una sorta di folgorazione, mi sembrò di udire le medesime parole del grande critico, quelle bellissime parole dei tanti suoi discorsi che io avevo in quel periodo fisse nella mente. Pensai:" Quest'uomo è il prosecutore, il fedele interprete della concezione politica desanctisiana!" Volli credere che portasse avanti una battaglia civile più che politica, all'insegna dell'onestà intellettuale... Non che mi sia, poi, ricreduta sull'integrità morale della persona, ci mancherebbe!
Non ero un'ingenua, sapevo che la politica è fatta di intrighi, di compromessi, di doppi giochi, di interessi personali, ma in quell'occasione mi vennero alla mente le parole pronunciate da De Sanctis, non ricordo in quale precisa circostanza, ma erano parole piene d'angoscia per le sorti della Patria:"Che sarà dell'Italia quando la nuova generazione entrerà in politica con la persuasione che non si può essere insieme un uomo politico ed un uomo onesto?"
Fu così che decisi di partecipare alla politica, nel mio piccolo, nella convinzione di poter risolvere i problemi del popolo. Ricordo oggi quell'esperienza con un pizzico di nostalgia, ero così piena di entusiasmo che affrontai non poche difficoltà ed ebbi il coraggio di confrontarmi con soli uomini, alcuni potenti e boriosi, altri privi di cultura e di sensibilità, molti pieni di pregiudizi sulle donne.
Il mio impegno in politica non durò a lungo, presto mi resi conto di essere strumento per oscure manovre da parte di astuti manovrieri della politica, quelli che sono sempre in agguato e sanno sempre come fare per volgere ogni cosa a loro vantaggio. Mi ritirai in buon ordine, non senza una segreta speranza di tempi migliori in cui la politica potesse finalmente fondarsi su autentici valori morali.
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