sabato 15 dicembre 2012

Le gioie della campagna

Quando, o campagna, ti potrò vedere?
Quando mi sarà dato, ora coi libri
degli antichi, or col sonno ora con l'ozio,
sorbir l'oblio di un'agitata vita?
Quando mi serviranno a mensa, insieme
ai legumi ben unti in grasso lardo,
le fave, di Pitagora parenti?
Oh le notturne, le divine cene
presso il mio focolare: dov'io stesso
mangio coi cari amici e pasco i servi
insolenti coi resti della tavola.
A piacere si vuotano i bicchieri
ineguali, da sciocche convenienze
liberi, e chi da forte bevitore
sceglie vino robusto e chi la gola
gradisce inumidirsi di leggero.
E si discorre allora: non di ville,
non di case degli altri, non se Lepos
danzi più o meno bene: ma di cose
che ci toccano serie da vicino
e che ignorare è male: se felici
gli uomini siano per virtù o ricchezze,
che cosa ci sospinga all'amicizia,
se l'utile o l'onesto; e quale sia
del bene la natura e la pienezza.
[ Orazio, Saturae, II, 6, vv. 60-76, trad. di E. Cetrangolo]

domenica 9 dicembre 2012

Poesia e Pedagogia




Si può insegnare la poesia nella scuola? Intendo dire insegnare come si fa una poesia? Mi verrebbe da dire no, perché la poesia la si deve praticare, essa infatti significa etimologicamente creare, fare, per un istinto quasi naturale. Eppure il problema a scuola ce lo poniamo, almeno noi insegnanti di italiano, quando ci troviamo di fronte alle difficoltà oggettive non dico di comporre una poesia, ma di analizzarla e di comprenderla. Si dice spesso che i giovani non sentano il bisogno di poesia, ma ciò non può essere vero per nessuno, tanto meno per i giovani. Essi piuttosto si nutrono di un’altra poesia, di quella dei cantautori, per intenderci, più semplice e quindi più alla portata della loro comprensione, perché di questo hanno bisogno, di una facilità di apprendimento che gli consenta di godere di emozioni forti, sollecitate dalla musica, senza doversi lambiccare il cervello a sciogliere i dilemmi della metrica e della metafora! Eppure, la poesia “alta” la si deve insegnare, e forse un modo c’è. La poesia a scuola è fuori dalla possibilità di un’esperienza vissuta dai giovani, c’è quindi bisogno di una mediazione, si tratta di ridare, per così dire artificialmente un contesto alla poesia, senza il quale non c’è comprensione. Insomma, la premessa alla comprensione della poesia è la conoscenza storica, cui poi si aggiungono gli strumenti analitici (dello strutturalismo) usati per smontare le componenti peculiari della macchina poetica, ma tutto ciò non risulta quasi mai sufficiente. Allora, a quale espediente possiamo ricorrere per fare apprezzare ai ragazzi la poesia di Dante e di Montale? A me è capitato, nella pratica didattica quotidiana, di dover analizzare una poesia in una classe seconda superiore in un momento assai particolare,ossia in un giorno in cui i ragazzi non avevano il libro di testo né informazioni sulla poesia e sull’autore. Sembrerà strano, ma attraverso la sola lettura che io ho fatto di questa poesia, si è accesa come una luce nella classe e tutti, pienamente coinvolti, mi hanno chiesto di entrare in quel testo, di capirne il messaggio, di studiarne la forma. Abbiamo quindi operato prima una parafrasi del testo chiarendo di ogni singola parola il significato, distinguendone l’aspetto connotativo e quello denotativo, poi l’abbiamo riletta e subito i ragazzi hanno colto il messaggio insito nel testo, lo hanno discusso, ampliato, modificato, nel complesso si sono avvicinati molto alla giusta interpretazione, e questo senza avere dalla loro le giuste inferenze. Voglio dire con ciò che nella scuola i libri di testo, con le interferenze comunicative di note e commenti spesso tediosi e saccenti, privano i ragazzi del gusto di una lettura immediata, della ricerca e della scoperta e in definitiva li demotivano anziché no alla fruizione della poesia. Pertanto, io penso che a volte attraverso la sola lettura, intesa però come comunicazione emotiva, come puro godimento emozionale, attraverso l’empatia che il docente dovrebbe avere, si può aprire un varco nell’animo dei ragazzi alla fruizione e comprensione della poesia. Concludo con una citazione di Gadamer, che recita pressappoco così: "Nulla come lo scritto ha il carattere di pura traccia dello spirito e però nulla come esso è rimandato allo spirito comprendente”.

mercoledì 28 novembre 2012

Lettera al Ministro Profumo

Egregio Ministro, Le voglio descrivere la giornata tipo di un'insegnante di lettere in un liceo. Premetto che io sono fortunata, poiché la scuola dista da casa mia soltanto 7 Km e certamente non posso confrontarmi con colleghi che di Km ne fanno 70 ogni giorno per raggiungere la sede di lavoro. Diciamo però che la sede vicina me la sono guadagnata vincendo un regolare concorso a cattedra nel lontano 1992. Detto questo, ho da raccontare come si svolge la mia giornata di lavoro, che poi è simile a quella di tante altre. Come vede, parlo al femminile, perché i signori maschi, come si sa, non hanno alcuni problemi che abbiamo noi donne. Dunque, mi alzo alle 6.30, mi lavo, mi vesto, faccio una discreta colazione (non ce la farei altrimenti a sopportare il calo fisiologico di zuccheri intorno alle 10.30). Il mio orario settimanale prevede 18 ore spalmate su cinque giorni della settimana, in tre indirizzi diversi: liceo classico, liceo scientifico, liceo delle scienze Applicate. E' vero che mediamente non faccio più di quattro ore al giorno di attività didattica in aula, ma Le assicuro che anche due sole ore in classi affollate di ragazzi che già alle 10.00 non sono più in grado di prestare la dovuta attenzione, sono dure da sopportare! Torno a casa quasi tutti i giorni alle 13.40 e appena arrivo mi spoglio delle vesti "curiali" e indosso quelli della più umile lavandaia. Mi metto ai fornelli e rapidamente preparo un pasto frugale per me e mio marito (anche in questo sono fortunata, non ho bambini cui dare la pappa). Intanto che rassetto la casa continuo a pensare alla scuola, con la mente analizzo, organizzo, programmo già per il prossimo incontro... Il cervello lavora a ritmo serrato! Mi accingo a preparare la cena ed il pranzo del giorno dopo, raramente ho il tempo di uscire per svagarmi un po'. Alle 20.00 la mia giornata è finita. Mentre ceno mi guardo un po' di tv, tanto per non perdermi quanto accade intorno a me e fuori nel mondo. Alle 21.00 mi addormento sul divano sfinita, così decido di andarmene a letto, non senza una breve lettura attinente agli argomenti didattici. Questa naturalmente è la routine quotidiana, quando non ci sono rientri a scuola per i consigli di classe, il collegio dei docenti, il consiglio d'istituto, la riunione dei dipartimenti, l'incontro con le famiglie e i corsi di recupero IDEI! Un momento, io non Le ho ancora detto che insegno italiano e latino in quattro classi diverse: italiano in una prima liceo scienze applicate e in una terza liceo classico, latino in una prima liceo scientifico e in una terza liceo classico. Ah, dimenticavo di aggiungere storia e geografia in una prima scientifico. Lei sicuramente saprà che insegnare italiano in una prima non è lo stesso che insegnarlo in una terza liceo classico. Nella prima devi fare molta grammatica, molti esercizi, lettura, scrittura e almeno 2 compiti nel trimestre. Nella terza insegno storia della letteratura dalle origini fino al Tasso, una bella cavalcata attraverso alcuni secoli di storia e di arte! E anche qui 2 compiti a trimestre, test di verifica, interrogazioni... Riguardo al latino, nella prima liceo scientifico insegno grammatica latina ma anche italiana, analisi logica, analisi del periodo etc etc... Il latino nella terza del liceo classico prevede l'aggiunta della letteratura e la lettura dei classici, quindi 2 compiti, interrogazioni, test. Che dire poi della storia e della geografia? Se ti capita di doverla insegnare dopo un po' di anni (com'è capitato a me), beh, te la devi rileggere, se no che racconti? Tirando le somme, io insegno a 90 ragazzi ogni giorno ben sei discipline diverse, un bel totale, non Le sembra? Indovini un po' quanto guadagno?... Lei lo sa che la mia parrucchiera guadagna 400 euro al giorno ed ha solo la licenza media? E l'idraulico, che ieri mi ha riparato un rubinetto e ha dato uno sguardo alla caldaia, lo sa quanto ha preteso? Glielo dico : 350 euro! Potrei continuare con tanti altri esempi, ma basta così. Ho solo da dirle che la scuola in Italia si regge sulla buona volontà degli insegnanti che come me credono ancora nel lavoro che fanno, ne avvertono il peso e la responsabilità consapevoli che a loro è affidato il progresso civile della società del futuro. E questa non è retorica! Distinti saluti

martedì 20 novembre 2012

Parva desanctisiana

" Tornate ai vostri studi, e fate onore alla vostra provincia nativa, che vi deve essere sempre cara... " C'è nei giovani un sicuro istinto che li avvisa di tutto ciò che è nobile e sincero; ed è vero che i migliori giudici del maestro sono i discepoli" (De Sanctis)

lunedì 15 ottobre 2012