martedì 16 febbraio 2010

La teoria dei due popoli

Esiste una teoria molto antica, che risale almeno (a quel che ricordo) all'inizio del Settecento, in base alla quale esisterebbe una distinzione netta e precisa fra due tipologie di popolo: da una parte c'è il popolo riflessivo e dall'altra quello sensitivo. In tale distinzione c'é però un arcano insolubile e cioè che il popolo riflessivo è sempre stato minoritario rispetto a quello sensitivo.
E perciò...


" Le masse non hanno intelligenza, ma sensibilità e immaginazione e perciò alle masse non si parla con vuote e sottili astrazioni, ma col tenerne desta la fantasia e svegliandone il sentimento". A questo popolo, alla gran massa è rivolta la televisione di Stato, essa è lo strumento più formidabile che si sia mai prima inventato di propaganda politica.

martedì 19 gennaio 2010

La favola degli aironi

In un recinto dello zoo fu offerta a una colonia di aironi una straordinaria abbondanza di cibo:
era per loro un paradiso sulla terra. Ma ne uscì invece un inferno: l'ordinamento sociale e la vita familiare dei candidi aironi ne furono completamente sconvolti. Mentre l'attività sessuale cresceva fino a proporzioni grottesche, la prole diminuiva rapidamente. Gli uccelli adulti, che in libertà vivevano in rigorosa monogamia, non avevano in mente che adulteri, poligamia, violenza carnale e anche incesto, guerra con i vicini e anche in famiglia. Sempre inzaccherati e insanguinati, calpestavano le uova nel nido e lasciavano morire i pulcini.
I piccoli che riuscivano a sopravvivere non imparavano a provvedere a se stessi. L'unica cosa che li legava ai tre o quattro genitori era l'incessante richiesta di cibo. Anche diventati adulti continuavano a inseguire i vecchi fino alla mangiatoia, sempre piena, chiedendo con lagnosa insistenza, finché quelli, per avere un pò di pace, gli mettevano qualcosa nel becco.
Quando poi procrearono essi stessi, non furono in grado di curare i loro piccoli. E così i nonni dovettero nutrire contemporaneamente figli e nipoti.

[Wendell Berry]

domenica 17 gennaio 2010

Che scuola è se non insegna l'ortografia

di

PAOLA MASTROCOLA

Il mondo è cambiato, il futuro avanza, mirabolanti innovazioni ci attendono ogni giorno e presto diventeremo azzurri come Avatar. Va bene, può darsi, ma intanto a scuola che si fa? Ieri a Napoli, ospiti di Italia Futura, ne abbiamo parlato, a partire proprio dalla scuola elementare.

Che è l’inizio di tutto, l’Origo Mundi, il principio del futuro, il punto dove parte l’istruzione, l’educazione, la passione e soprattutto la formazione della mente dei giovani. Credo sia giustissimo partire proprio di lì e sicuramente sostenere sempre più il lavoro dei «maestri d’Italia».

Adolfo Scotto Di Luzio, nella sua lucidissima analisi sullo stato della scuola, ci ha ricordato quanto valgano e quanto ci siano preziosi i maestri, ma anche quanto siano stati lasciati soli da uno Stato latitante che da anni ha abolito i programmi sostituendoli con generiche e fumose «Indicazioni ministeriali», uno Stato che ha pensato molto poco alla formazione dei maestri ma in compenso li ha sommersi di riforme confuse e contraddittorie ma soprattutto vuote di sostanza, svalutando il sapere a favore delle cosiddette competenze e allontanando sempre più la scuola dalla cultura.

Oggi più che mai è giusto, è doveroso chiederci quale sia la scuola elementare che vogliamo, oggi che i nostri giovani persino laureati, per eccesso di errori ortografici, non passano un concorso da vigile urbano (è successo in provincia di Grosseto qualche giorno fa).

Esiste una preoccupante nuova ignoranza a cui non possiamo assistere indifferenti. La maggior parte dei quindicenni di oggi che arrivano al liceo non sanno né leggere, né scrivere, né parlare. Hanno perduto il dono della parola: balbettano per mezzo minuto e restano in un silenzio imbarazzante, non capiscono i libri che leggono, non sanno scrivere quello che pensano, non conoscono la grafia corretta della loro lingua, hanno un lessico povero e limitato, non sanno leggere ad alta voce, prendere appunti, studiare, e ricordare quello che hanno letto.

È questo che volevamo ottenere quando negli Anni Settanta ci siamo battuti per una scuola più aperta e più democratica?

Oggi abbiamo una scuola elementare (molto lodata) in cui si fa preferibilmente teatro, pittura, canto, si dispongono i banchi in cerchio, si fanno gare di corsa nei corridoi e, anche, si leggono dei bei libri tutti insieme. Attività molto belle, divertenti, creative, di una scuola che desidera più che altro insegnare a stare insieme e aborre le nozioni, cioè le conoscenze, bollate ancora, e con insofferenza, come nozionismo.

Chiediamoci oggi tutti insieme se la strada è giusta, se è davvero questa la scuola elementare che vogliamo. Se sì, diciamolo chiaro e allora anche noi al liceo smetteremo di fare analisi logica e latino e greco e matematica e Dante e tutto ciò per cui ancora, ahimè, è necessario che i meccanismi del ragionamento e della costruzione del pensiero e quindi del discorso - orale e scritto - funzionino.

Ma se decidiamo davvero questo, allora smettiamo di stupirci o indignarci se 61 giovani non riescono nemmeno a diventare vigili urbani. Anzi, smettiamo anche di darne notizia.

17 01 2010

mercoledì 6 gennaio 2010

L'armata Brancaleone

In prossimità delle elezioni regionali il Pd si presenta come un'armata Brancaleone, rissosa e famelica spudoratamente. Peccato! Si è già infranto il sogno Bersani, tutto efficienza, coerenza e determinazione!
In Puglia il caso Vendola sta dimostrando tutto il peggio che c'è nell'organizzazione del partito, nel Lazio non si riesce a trovare un candidato,in Lombardia la partita è chiusa in partenza. Formigoni si ricandida, ha l'appoggio dei suoi e dell'Udc, e vincerà a mani basse, forse contro Penati. Anche il Veneto è destinato al centrodestra, con il ministro Zaia già in campagna elettorale mentre il centrosinistra non ha ancora un candidato. In Piemonte il candidato di centrosinistra c'è (è l'uscente Mercedes Bresso) che ha ottenuto l'appoggio di Casini, ma il centrodestra con il leghista Roberto Cota rischia di fare il colpaccio. Così come in Liguria, altra regione che il centrosinistra rischia di perdere (anche se l'uscente Burlando si è assicurato i voti di Casini). Ancora più drammatica è la situazione in Campania, dove l'eredità lasciata da Bassolino sta dando i suoi frutti in termini di consenso al Pdl.
Insomma, secondo i sondaggi il Pd può contare solo quattro regioni sicure: Emilia, Toscana, Umbria e Marche. Mentre Liguria, Piemonte, Basilicata, Puglia e Calabria sono considerate incerte (ma solo nelle prime due le speranze appaiono più fondate) . Già date per perse la Campania e la regione Lazio. Inutile perfino competere in Lombardia e Veneto.
Uno scenario, quest'ultimo, che fa venire i brividi alla schiena ai maggiorenti del Pd, e per Bersani il primo esame sarebbe una bocciatura completa.

lunedì 28 dicembre 2009

Per l'anno che verrà... Un augurio

Mi auguro che il 2010 sia l'anno della scuola, nel senso almeno di una finalmente convinta considerazione della scuola da parte della politica e della società. Alla politica è demandata la determinazione nell'affrontare un totale ripensamento del sistema scolastico, in risposta alle esigenze sempre più complesse della società civile, alla società si chiede una maggiore responsabilità nell'utilizzo della scuola come elemento di mobilità sociale autenticamente democratica. Si chiede in particolare alle famiglie di indirizzare i propri figli ad una scuola, ad un tipo di scuola che non sia la proiezione di ambiziose aspettative per inseguire il facile successo professionale ad ogni costo, ma sia invece l'approdo più rispondente alle attitudini naturali dei propri ragazzi, che non possono essere indirizzati ad un tipo di scuola del tutto inadeguato a loro. La maggioranza dei ragazzi che lasciano le medie si riversano nei licei, perché questo tipo di scuola è l'unico in grado di dare una parvenza di formazione in un sistema che penalizza fortemente gli istituti professionali, declassati a scuole di serie B. Questa situazione, a sua volta, come in un gioco di domino,determina un abbassamento degli standard formativi nei licei i quali, da anni ormai, vanno svuotando sempre più il loro curriculum di reali conoscenze e competenze, per adattarsi forzatamente ad un'utenza per lo più inadeguata. In questo mio augurio voglio includere anche la scuola, che non é senza colpe in tale appiattimento culturale, per non dire in questo sfacelo.
Alla scuola si deve chiedere di misurare saggiamente le capacità di ciascun allievo e di metterlo nelle condizioni di assolvere a quelle funzioni per le quali si sente portato per disposizione naturale. "L'educazione perfetta è quella che alleva ogni essere umano perché occupi precisamente il posto che deve occupare nella gerarchia sociale, senza stravolgere, nel processo educativo, la sua individualità", e lo dice Aldous Huxley, non io, intendiamoci!...
In conclusione, l'augurio per l'anno che verrà è che la scuola riaffermi con coraggio il sacrosanto principio dell'umana dignità, altrimenti rischia di formare una massa di arrabbiati senz'anima, cittadini confusi, indifferenti e privi di progettualità.

martedì 22 dicembre 2009

mercoledì 18 novembre 2009

La Vexata Questio

La questione meridionale ha avuto tante definizioni, per lo meno da un secolo a questa parte: ne abbiamo sentito parlare in termini di questione agraria, questione industriale, questione morale e, per contrasto, anche di questione settentrionale. Oggi, però, il degrado della convivenza civile nel Sud induce a parlare di questione criminale, punto e basta. Già... Questione criminale! Non c'è altro aggettivo più pertinente di questo per spiegare il come ed il perché di tale degrado, a tutti i livelli.
In molte aree del Meridione (e non illudiamoci che quelle aree siano solo "quelle" che tutti sappiamo,dove si consumano efferati delitti) l'illegalità si è diffusa, senza peraltro configurarsi necessariamente come criminalità tout court, a tal punto che ha ribaltato le regole del vivere civile, ha investito le basi economiche, le strutture sociali, la vita collettiva, l'intera organizzazione della società. Purtroppo, ovunque nel Sud si convive con fenomeni di sopraffazione e di asservimento, di indistinzione tra pubblico e privato, di scambio di protezioni e di fedeltà personali, modi e costumi feudali nel terzo millennio. In simili comportamenti, che non sono soltanto la peculiarità di una partecipazione distorta alla vita collettiva, ma che si perpetuano finanche a livello di interazione individuale, si annida l'illegalità legalizzata.
Se parliamo, ad esempio, di rapporti di amicizia, di colleganza in un ambiente di lavoro, o di semplice rispetto della persona che ti sta di fronte, che ha bisogno di aiuto e te lo chiede, non possiamo non renderci conto di come le cose siano profondamente cambiate, nel senso dell'assoluta negatività dei rapporti. Ad ogni livello si è instaurata una modalità di interazione esclusivamente fondata sul "do ut des". Si è incrinato il rapporto di fiducia, è venuta meno la lealtà, la schiettezza della comunicazione, insomma siamo diffidenti l'uno dell'altro, cosicché quando ci troviamo di fronte ad una qualsivoglia persona, la domanda non espressa che tutti ci facciamo è: "A chi appartieni?"...
Insomma,la fiducia su cui si basavano un tempo le relazioni sociali, o è fedeltà ad un partito, ad una lobbie, a una corporazione, a un capo, oppure non è. Immaginiamo ora i guasti che simili comportamenti hanno determinato nella vita sociale e soprattutto politica: i termini fondamentali della sovranità della legge e della tutela dei diritti dei cittadini vengono del tutto annullati, l'arbitrio, l'illegalità, il controllo violento sulla vita delle persone la fanno da padrone, in una mistura di falsità ed immoralità camuffate da un'apparente modernità.
Questo è il Sud! Una grande società male strutturata nei diversi ambiti: economico, sociale, politico, culturale, civile. Il nostro Sud non è più agricolo, non ci sono più contadini né proprietari e ciò ha smantellato il sistema degli antichi valori, quelli del mos maiorum,per intenderci, quei valori legati alla terra, al mutare delle stagioni, alle incertezze esistenziali di una vita grama, o meglio sobria nelle sue regole che imponevano innanzitutto il rispetto dell'altro, la sacralità della persona, l'attenzione ai bisogni collettivi, sia pure per un sentimento di carità cristiana e di commiserazione per i deboli. Era pacifico che esistessero i ricchi ed esistessero i poveri in ambienti diametralmente opposti, ma c'erano regole di moralità uguali per tutti. La morale cattolica non faceva sconti ai potenti, tutti riconoscevano un'etica comune di comportamento, per lo meno in pubblico, specialmente per coloro i quali rivestivano una carica politica. Oggi tutto questo è irreversibilmente perduto. L'attuale società meridionale è caratterizzata da una struttura urbana fondata su indifferenziati ceti intermedi di dubbia modernità. Assistiamo per esempio a mode e a costumi appresi dalla televisione per lo più acriticamente, che hanno cancellato le tradizioni più significative di un'antica civiltà in nome di una presunta modernità, assai discutibile. Fa specie vedere nelle campagne ville hollywoodiane al posto degli antichi casolari, così come strutture alberghiere o ristoranti a cinque stelle in paesini che ancora conservano il vecchio campanile sovrastante il piccolo borgo antico. La gente del Sud è disorientata, senza più un'identità antropologico-culturale. Dove stiamo andando? Nell'incertezza generalizzata aumenta vertiginosamente la disoccupazione specialmente giovanile e femminile, la fuga dei cervelli verso il Nord o addirittura verso l'Europa o l'America. E mentre i paesi si spopolano, si espandono smisuratamente modelli di comportamenti ed organizzazioni criminali, si devasta il territorio, il paesaggio, nell'apatia totale.
Ma di chi è la colpa? In un documento di qualche anno fa elaborato dalla CEI si dichiarava che forse l'ostacolo principale a una crescita del Mezzogiorno risiede nei gruppi di potere locali che si presentano verso il centro come garanti di consenso e verso la base come erogatori di risorse clientelari più o meno soggette all'arbitrio, all'illegalità, al controllo violento. Nel Sud si è consolidato da oltre un ventennio, ormai,un nuovo sistema politico-amministrativo capace di esercitare una forma di gestione del potere che amministra, secondo criteri antitetici ai principi di legalità e di interesse pubblico, il mercato politico, il mercato degli appalti, il mercato del lavoro attraverso un circuito perfettamente strutturato di lobbies politico-economiche, di clientele sociali e di esperte competenze professionali, che spaziano dal territorio alla legislazione, dal fisco agli investimenti. A questa già difficile situazione si è poi aggiunto, come ulteriore spinta verso il degrado morale, il fenomeno del Berlusconismo che ha fatto presa sulla parte debole del popolo meridionale mediante i programmi televisivi di Mediaset, che hanno dato il colpo di grazia ai valori positivi tradizionali, in nome della "modernità".