martedì 19 maggio 2009
"Aurea" mediocritas
Ardo dal desiderio di spiegare, e la mia massima soddisfazione è prendere qualcosa di ragionevolmente intricato e renderlo chiaro passo dopo passo. È il modo più facile per chiarire le cose a me stesso. »
(Isaac Asimov)
L'idillio scuola-società è finito. La società italiana oramai reputa la scuola un mero servizio burocratico che rilascia diplomi agli utenti con tanto di voti buoni, e poco importa che essi non corrispondano a qualità e a competenze.
Siamo alle prese con il delicatissimo compito della valutazione finale e nella scuola c'è nervosismo tra i ragazzi, la maggior parte dei quali si sta giocando l'ultima carta, l'interrogazione finale, che lo scagiona da tutte le mancanze dell'anno scolastico. C'è nervosismo e stanchezza anche tra i docenti, in special modo tra quelli che correggono i compiti scritti che non finiscono mai e portano via tanto tempo a casa, tra le mura domestiche, ben oltre l'orario scolastico. A proposito, quando e chi farà finalmente una distinzione netta e precisa tra chi lavora tanto e chi invece poco (e male) nella scuola?? Scusatemi, ma non si può più tollerare qusta difformità nel lavoro dell'insegnante! Sarebbe d'uopo compensare adeguatamente i docenti impegnati nel difficile compito della valutazione mediante l'uso di strumenti obbligatori, come i compiti scritti. Senza nulla togliere alle altre discipline, accetto di buon grado che esse nella stessa misura concorrono alla formazione culturale dello studente, ma non è forse vero che la preparazione e la correzione dei compiti di italiano, matematica, latino, inglese richiedono ore e ore di lavoro in pù non retribuito? E' accettabile che uno che insegna due materie scritte in più classi e deve perciò fare svolgere 4 compiti al mese, che richiedono in media un tempo di 4 ore solo per la correzione ed altrettante per la preparazione, debba poi percepire uno stipendio analogo a chi insegna Religione o Educazione fisica? Io francamente ritengo di no, e aggiungo pure che sarebbe necessaria una classificazione,in ordine di importanza, delle discipline, ma quest'idea, convengo, non è popolare...
Torno all'argomento di cui volevo parlare: Questo (il momento della valutazione) è il momento della spannung, della massima tensione di una storia che ha avuto un inizio, uno svolgimento ed una fine. I protagonisti della storia, come in tutte le storie che si rispettano, sono collocati nella vicenda secondo un sistema canonico: l'alunno funge da protagonista, il docente da antagonista o viceversa, dipende dai punti di vista. La famiglia di solito è l'aiutante del protagonista, il preside è invece solitamente l'oppositore (del docente, sia nella veste del protagonista che in quella dell'antagonista). Nello scrutinio finale ogni personaggio si scatena a difesa della propria azione e con tutti i mezzi, comprese le famigerate "pressioni" che entrano in gioco quando meno te le aspetti, alterando soluzioni e prospettive...
...E così, la tensione si scioglie, l'austerità del momento viene meno, tutto il lavoro snervante della valutazione, del giudizio motivato, dello scrupoloso report sull'andamento di un intero anno viene azzerato: tutti promossi! Un altro anno è passato, andiamo avanti!
E' superfluo dire che la valutazione è l'aspetto fondamentale della attività didattica e, soprattutto alle superiori, implica una necessaria quanto doverosa selezione, per non consentire alle persone impreparate di accedere alle professioni o ad un lavoro, a discapito dell'intera collettività??
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