martedì 1 settembre 2020
Ripensare la scuola in piena pandemia da Covid-19
In questi giorni si fa un gran parlare di come la scuola deve ricominciare in totale sicurezza sanitaria per gli alunni, per i docenti e tutto il personale addetto. Le Indicazioni del Comitato tecnico scientifico offrono alcune soluzioni, ma al momento si registra un conflitto che sta sfociando in polemiche pesanti circa le innumerevoli responsabilità dei Ds, dei docenti e delle famiglie.
La circostanza m’induce però ad una serie di riflessioni sull’opportunità che tale circostanza offre di ripensare in toto la scuola, sia per quanto concerne le strutture edilizie sia per i contenuti e le modalità dell’apprendimento. Cominciamo dallo spazio in cui si esercita l’attività didattica. La scuola è anche questo. All’evoluzione della scuola come Istituzione fondamentale per la formazione di buoni cittadini, fa riscontro l’evoluzione dell’edificio scolastico. La storia della scuola rispecchia puntualmente la trasformazione dei rapporti di potere fra le classi sociali e la storia dell’architettura scolastica esprime quei rapporti e le concezioni della funzione educativa della società. E dunque, a parte le mascherine, l’igienizzante, il distanziamento di almeno un metro, l’elemento fondamentale di cui in questo momento si ha un assoluto bisogno è lo spazio. Non solo la mia scuola, ma sicuramente tutte le scuole d’Italia in questo momento hanno bisogno di spazio, e come ricavarlo da edifici vecchi e aule anguste quando non fatiscenti, se non accogliendo una concezione diversa, tutta moderna degli spazi interni? L’idea mi è venuta lavorando ad un progetto per una biblioteca nella mia scuola, la quale pur possedendo un patrimonio librario di qualche rispetto, non ha mai avuto uno spazio adeguato ad una sistemazione funzionale. I libri sono depositati in vecchi scaffali polverosi e in remoti ripostigli insieme a riviste, CD, DVD, videocassette e altro. Inutile dire che il rischio sotteso è che i libri stanno diventando oggetti non più in voga, alla stregua dei dischi di vinile, sconosciuti ai ragazzi di oggi. Lo so, è un paradosso che proprio la scuola, che ha il compito di insegnare ad amarli, li releghi poi nel dimenticatoio, ma la realtà è questa. Nella mia scuola non c’è spazio per i libri. Il problema l’ho sollevato negli anni ripetutamente, ma sempre mi si diceva che non disponiamo di un vano e nemmeno di personale qualificato. Ebbene, navigando nella rete mi sono resa conto che la questione spazio è superata già da qualche tempo da una nuova concezione tutta moderna degli spazi interni degli edifici scolastici. Ho visto in altre realtà una semplice riorganizzazione degli spazi secondo una logica di funzionalità e flessibilità consoni a sistemi di insegnamento più avanzati. Non è necessario ristrutturare gli edifici tradizionali abbattendoli del tutto con enorme dispendio di denaro, ma occorre solamente fare propria una concezione dello spazio distante dal modello tradizionale. D’altra parte, anche a leggere le Linee Guida per le architetture interne delle scuole, quelle rinnovate ed approvate nel 2013 su proposta del ministro Profumo, si evince una concezione dello spazio distante dal modello di organizzazione della didattica, rimasto ancorato alla centralità della lezione frontale in aula. Gli spazi di una scuola moderna devono essere flessibili, funzionali a nuove pratiche. Per esempio, mentre in una scuola tradizionale tutti gli spazi sono sempre subordinati alla centralità dell’aula rispetto alla quale i corridoi sono utilizzati solo per il transito degli studenti, luoghi vissuti come “altro” rispetto all’aula, in una scuola 3.0 anche i corridoi diventano uno spazio unico integrato nella pratica didattica. D’altronde tutte le scuole dispongono di ampi corridoi dove spesso i ragazzi uscendo dall’aula s’intrattengono per discutere tra loro, ripetere le lezioni, ascoltare musica o semplicemente per bighellonare lontani dalla noia della lezione. Quanto sarebbe bello, invece, se i corridoi diventassero anch’essi luoghi di apprendimento, spazi modulari e polifunzionali in grado di rispondere a contesti educativi sempre diversi!
Immagino un open space, uno spazio unico integrato in cui anche i microambienti siano finalizzati ad attività diversificate con la stessa dignità delle aule e dei laboratori, in grado di accogliere persone in ogni momento. Sono sicura che nei corridoi delle nostre scuole si possono collocare piccole scaffalature a colori vivaci, tavolini e sedie raggruppabili secondo le esigenze del momento, poster colorati, segnaletica accattivante e chiara, computer collegati alla rete… E ovviamente libri, tanti libri, collocati a scaffali aperti, facilmente consultabili, anche libri di testo, quelli che i docenti ricevono in saggio, messi lì bene in vista per chiunque ne abbia bisogno. Insomma, la sfida è una scuola che spinga alla lettura spontanea, piacevole e divertente e non ad una mera attività utile per l’apprendimento, cosicché i ragazzi possano apprezzare la cultura e conquistarla come atto critico, creativo e non omologante. Inoltre, vista la necessità di coinvolgere nella vita scolastica le varie istituzioni territoriali, tanto vale estendere gli spazi anche all’esterno, offrendosi alla comunità locale come un Centro di Educazione Civile permanente, in grado di valorizzare il territorio rispondendo a reali e concrete istanze sociali. Insomma, la scuola del futuro deve abbattere muri e pareti per costruire una nuova comunicazione!
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