domenica 7 gennaio 2018

Lettera al futuro Ministro MIUR


Egregio futuro  Ministro del MIUR,
 il progetto politico di riforma LA BUONA SCUOLA, promosso dal governo Renzi attraverso un'inconsueta, enorme consultazione pubblica, non ha dato le risposte che ci si aspettava, perché non ha toccato il cuore della questione, quindi non è da considerarsi in nessun modo una riforma. Non voglio certo criticare in toto il pur nobile tentativo di rinnovare, sia pure a parole, la scuola, è già tanto se il problema è stato posto  nell'agenda politica in primo piano!  Le scrivo per gettare un fascio di luce su quella parte della questione (che è poi il punto cruciale della scuola) che rimane sempre nell'ombra, nascosta, insondabile ed anche misteriosa. Mi riferisco alla figura dell'insegnante, assolutamente prioritaria in qualsivoglia scuola, in qualsivoglia processo educativo. Eppure, tutto il dibattito verte piuttosto sui cambiamenti strutturali e organizzativi, sui nuovi obiettivi formativi, come alternanza scuola-lavoro, digitalizzazione a tutti i livelli, snellimento delle procedure burocratiche, ecc. ecc. Tutte cose buone e giuste, per carità!... Poi è da vedere se la teoria si tradurrà in pratica. Ma intanto, in nessun punto della Buona Scuola si evince un nuovo modello di insegnamento (e di insegnante) che sia riconoscibile e sperimentabile. Mi chiedo: non è forse necessario che sulla base delle nuove esigenze formative si costruisca un nuovo modello d'insegnante che sappia presentare l'innovazione, essere affidabile, credibile, in grado di fare acquisire alle nuove generazioni una disciplina intellettuale? E' ancora possibile ignorare la centralità della figura dell'insegnante, pretendere di creare una scuola  su basi nuove, senza modificare lo stile educativo? Nessuno ignora che un bravo insegnante ed  uno stile adeguato d'insegnamento rappresentano  le molle più potenti per lo sviluppo della motivazione all'apprendimento, ciononostante la formazione adeguata per il futuro insegnante stenta ad essere definita nelle sue caratteristiche. La situazione oggi vede l'insegnante, in molti casi, o martire votato al supplizio inferto quotidianamente da ragazzi ipercinetici  e svogliati, oppure relegato a terminale passivo del "villaggio globale". Si disprezzano spesso i docenti ritenendoli inadeguati al loro compito, ma nessuno ha il coraggio di dire chiaramente che la buona scuola è il buon insegnante, nessuno  finora ha parlato chiaramente di cultura. Eppure, chi se non l'insegnante colto, sa efficacemente utilizzare le sue conoscenze, sa ricomporre l'unità del sapere e scomporla per offrire agli alunni quei nuclei concettuali fondanti della propria disciplina, che sono poi le  strutture culturali di base, che rendono, infine, capacità di analisi e di riflessione? Come non parlare di cultura, di un didattica della cultura, che è la sola in grado di assicurare la formazione della personalità, che mette in condizione il giovane  di sapersi porre in relazione con gli altri, le cose, il mondo? E' l'insegnante colto che assicura alla persona la capacità di esprimersi e di comunicare, il gusto delle cose belle, la gioia di impegnarsi a fare, la capacità di osservare con onestà la realtà, l'apertura al mondo e a ciò che va oltre il contingente. ”Non si insegna quello che si vuole; dirò addirittura che non s'insegna quello che si sa o quello che si crede di sapere: s'insegna e si può insegnare solo quello che si è” come diceva quel Jean Jaurés, filosofo e politico francese.
La cultura personale dell'insegnante è la condicio sine qua non per il buon funzionamento della scuola!
  La stessa pedagogia non serve a formare gli insegnanti, e da sempre la cultura è la regola prima del maestro, oltre questa non c'è che l'esercizio magistrale, la professione. Lo diceva saggiamente G. L. Radice: “Il maestro se ha un'organica cultura trova sempre la sua via, altro che regole! La migliore preparazione del maestro è e sarà sempre una cultura disinteressata non professionale. Il problema è antico come il mondo, ma esso si ripropone oggi in tutta la sua scottante attualità, giacché la cultura vera e profonda è l'unica via per l'educazione all’umanità, in un contesto in cui si stanno annullando tutti i valori etici pubblici e privati. E tuttavia, il problema educativo, oggi, si deve porre in modo del tutto nuovo e complesso.  Tanto per cominciare, il problema dei problemi è la cultura di massa con la quale la scuola si deve confrontare, dal momento che essa è diventata la cultura della quasi totalità della popolazione ed è riuscita a mettere ai margini sia la cultura di elite sia la cultura popolare. La cultura di massa è estranea alla scuola, ma essa ha vinto la sua battaglia sia perché spinta dal sistema produttivo fondato sui consumi di massa sia perché sollecitata  dai potenti mezzi di comunicazione. Per me il tema centrale della pedagogia moderna è questo. E non c'è riforma che tenga!

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