giovedì 28 dicembre 2017

RITORNO AL BUON SENSO



Come  si fa a non capire che la  rivoluzione di un sistema politico-sociale può cominciare e deve cominciare dalla scuola? Perché  nessuno dei nostri politici ha l'ardire di lanciare un programma di rinnovamento della scuola e dell'istruzione, come sta facendo in Francia il nuovo ministro dell'Istruzione Jean-Michel Blanquer? A quanto pare, questo "conservatore rivoluzionario" vuole  unire il meglio della tradizione e il meglio della modernità in  un' idea di scuola in totale rottura rispetto a chi lo ha preceduto, urtando la sensibilità delle sinistre su alcuni punti di fondamentale importanza. Egli ha da subito proclamato che  "l’egualitarismo è il vero nemico del servizio pubblico”, perché uccide il merito e provoca un livellamento verso il basso; si è detto favorevole all’uniforme scolastica; ribadisce con forza il principio di laicità assieme alla difesa dei valori repubblicani. “Dobbiamo intervenire sul campo per impedire le violazioni del principio di laicità”, ha affermato il ministro dell’Éducaton nationale, presentando le “unités laïcité”: squadre di ispettori che si occuperanno di “prevenzione” negli istituti, per contrastare anzitutto le derive religiose. In questi primi sette mesi di mandato, Blanquer si è già guadagnato il soprannome di “Ctrl-Z”, in riferimento alla volontà di fare tabula rasa dell’ideologia egualitarista e del pedagogismo ludico difeso dagli ex ministri. Ha annunciato che dall’anno scolastico 2018/2019, l’uso dei cellulari sarà vietato alle scuole elementari e alle scuole medie, non soltanto durante le ore di lezione, ma anche durante le pause. “I bambini non giocano più nelle pause, sono tutti di fronte ai loro smartphone e dal punto di vista educativo questo è un problema”, ha dichiarato Blanquer, prima di aggiungere: “Le famiglie devono capire che è una questione di salute pubblica. Stare troppo davanti allo schermo fa male ai bambini”. Questa era una promessa elettorale di Macron, così come quella di ripristinare le ore di greco e latino, che i suoi predecessori hanno eliminato: “I corsi di greco e latino saranno restaurati (...) E’ una questione di civiltà (...) Le nostre radici greco-latine strutturano il nostro linguaggio, e dunque la nostra vita”. Mi auguro veramente che nel prossimo governo ci sia anche in Italia un ministro dell'Istruzione all'altezza di una riforma che aspetta ormai da troppo tempo di essere realizzata.


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