lunedì 16 maggio 2016

Il pensiero politico di F. De Sanctis ( Parte II )

Alcuni critici non esitano a definire certi atteggiamenti del Nostro addirittura reazionari, come confermerebbe un suo incontro con il presidente della società operaia di Sant'Angelo dei Lombardi, da lui stesso raccontato nel Viaggio elettorale. In una delle tappe del suo viaggio elettorale in Alta Irpinia, De Sanctis, rivolgendosi al giovane operaio così afferma: "[...] la via a grandezza è ubbidienza, disciplina e lavoro, soffrire per godere, questo è il destino. Oggi il sacrificio, domani la gloria" Pare che questa lezione di etica borghese fosse accolta dall'umile interlocutore con un gesto d'impazienza e una scrollata di spalle. A questo punto De Sanctis commenta: "... mi parve che il bravo operaio non andasse più in là del suo particolare, come diceva Guicciardini; così s'incontravano l'uomo della decadenza e l'uomo dell'infanzia, dove finisce e dove comincia la storia".
Questo episodio comunque non testimonia in nessun modo che De Sanctis fosse un antidemocratico, era piuttosto un realista preoccupato che una democrazia troppo affrettata sarebbe stata di sicuro una falsa democrazia. La sua idea di politica poggiava sul concetto di bipartitismo secondo cui il governo doveva avere normalmente un partito innovatore ed uno conservatore. Riteneva che una maggioranza troppo grande non avrebbe mai potuto sviluppare un programma coerente e sarebbe stata certamente una fonte di corruzione: "un Parlamento dove non si sappia costtuire una maggioranza ed una minoranza è un Parlamento impossibile, ed è condannato da se stesso". Gli pesava la necessità di restaurare un più sano bilancio di forze nel Parlamento, perché una maggioranza incontrastata generava corruzione  ed instabilità politica. Ammirava Cavour , ma si distaccava da lui sulla dottrina del "laissez- faire" in quanto sosteneva che lo Stato doveva imporsi l'obbligo di intervenire  attivamente nella vita sociale coordinando e regolando le forze sociali allo scopo di accelerare il movimento della società verso la democrazia. De Sanctis fu forse il primo a riconoscere l'importanza dell'intervento statale ritenendo che fosse il più grande progresso fatto dall'Italia fino ad allora.

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