martedì 3 maggio 2016

Il pensiero politico di F. De Sanctis ( Parte I )

Gli inizi della attività politiica  di F. De Sanctis non furono fortunati in quanto sin da giovanissimo si era formata intorno a lui la fama di "letterato" o di "grammatico", non nato per la politica, fama che doveva accompagnarlo poi fino alla morte. Egli non fu né di Destra né di Sinistra, lui stesso si definiva  "non propriamente un uomo di partito" ed infatti si trovò agevolmente sia accanto a Cavour e Ricasoli, che erano di destra, sia seguace di Mazzini e di Garibaldi. E' noto d'altra parte che il suo temperamento non era certo incline alle idee estreme, fu sempre un moderato o come lui stesso si diceva "sinistra-moderato o centro-sinistra sia in politica che in arte".  A voler dare ragione ad Asor Rosa dovremmo invece riconoscere  che la notevolissima intelligenza politica di De Sanctis si manifestasse soprattutto nell'aver presentato come orientata a sinistra una cultura sostanzialmente di destra; cioè che egli praticasse con animo giacobino una cultura di spiriti e di idealità fondamentalmente conservativi. La sua visione politica  fu comunque sempre ispirata agli ideali di patria, di libertà, di democrazia. A questi valori educò la gioventù del tempo in qualità di insegnante fin dalla sua prima esperienza d'insegnamento, nella famosa  Prima Scuola napoletana al Vico Bisi,  a Napoli appunto, dove per più di un decennio  insegnò a molti giovani  alcuni dei quali sarebbero poi diventati tra i principali nomi della cultura italiana: i meridionalisti Giustino Fortunato e Pasquale Villari, il filosofo Angelo Camillo De Meis, il giurista Diomede Marvasi, il pittore Giacomo Di Chirico, il letterato Francesco Torraca e il poeta Luigi La Vista, suo allievo prediletto, che avrebbe trovato la morte durante l'insurrezione del 1848.                                                

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