ANNO
SCOLASTICO 2015
TITOLO
DEL LIBRO: E LA FELICITA', PROF?
Benvenuto
tra noi, collega.
La
chiamo collega, anche se per i ragazzi è l'autore del libro che
quest'anno tratta temi che li riguardano molto da vicino. Come vede,
l'accogliamo in una sede che non è la nostra scuola ma del Comune di
Mirabella Eclano. Noi infatti non disponiamo né di un'aula magna né
di una palestra, siamo in attesa che finiscano i lavori di
ampliamento della nostra struttura da almeno un ventennio. Per la
verità, noi docenti al momento non abbiamo nemmeno un buco dove
riunirci, anche solo per depositare le borse, sederci e scambiare
qualche battuta. Ma questa è un'altra storia. Mi ripropongo di
scrivere anch'io un libro sui disagi di noi insegnanti nel tempo
della Spending Review (questa bella espressione che ha soppiantato la
nostra Revisione della spesa pubblica), in virtù della quale ci
stiamo adattando a ristrettezze e disservizi inaccettabili per un
paese civile. Ma tutto questo troverà forse soluzione nel Disegno di
legge La Buona Scuola del governo Renzi. Naturalmente noi ce lo
auguriamo, incrociando le dita.
Dunque,
la sua venuta qui, lei lo sa bene, rientra nell'ambito del Progetto
Einaudi che noi abbiamo accolto nel nostro POF da diversi anni
denominandolo Incontro con l'autore. Gli obiettivi di tale progetto
sono di motivare i giovani alla lettura, sviluppare la capacità di
confrontarsi tra loro e con il mondo degli adulti, sviluppare la
capacità di critica e comprendere le problematiche della società
attuale. A dire il vero, non fatichiamo molto a motivare i ragazzi
alla lettura di libri, molti lo fanno autonomamente nella nostra
scuola. Voglio dire che la nostra utenza è molto motivata al dialogo
culturale e all'apprendimento e siamo perciò veramente fortunati, da
questo punto di vista. Il nostro è un Istituto Superiore che
comprende vari indirizzi, ma il fiore all'occhiello è il Liceo
scientifico che conta oltre 600 alunni, anche se il liceo classico,
il liceo delle Scienze applicate e quello musicale stanno ottenendo
un discreto successo formativo sul territorio. Lo stesso dicasi per
l'ITC E L'Istituto professionale per i servizi commerciali. Ci
troviamo infatti in una zona di confluenza di più paesi, tutti più
o meno simili e poco distanti fra loro, con caratteristiche
paesaggistiche pittoresche e suggestive e con dinamiche sociali
relativamente semplici, improntate a stili di vita ancora modesti,
anche per l'arretratezza strutturale propria delle zone interne del
Mezzogiorno. L'ambiente in cui vivono i giovani che frequentano la
nostra scuola è alquanto ristretto ed isolato, manca di
organizzazioni e di strutture capaci di dare stimoli di vita più
attiva, di offrire opportunità di scambi e di incontri. La scuola è
perciò ancora il riferimento fondamentale non solo per la crescita
morale e civile dei giovani, ma anche il centro di irradiazione di
una cultura dinamica, operativa di tutto il territorio. Ma,
soprattutto, i ragazzi che scelgono il nostro indirizzo credono,
credono ancora fermamente nella scuola e nell'opportunità che essa
offre loro per un riscatto sociale ed uno sbocco lavorativo. Forse
per questo sono un po' distanti dai ragazzi che abbiamo conosciuto
attraverso il racconto del suo libro. Non che non abbiano anche loro
i problemi, i disagi nonché i sogni propri dell'adolescenza, ma a me
sembra che i nostri abbiano una meta da raggiungere, delle ambizioni
precise. Vede, la scuola non è uguale per tutti, lei lo sa bene, e
se è vero che tanti problemi accomunano le scuole d'Italia come la
mancanza di palestre, le strutture fatiscenti, programmi obsoleti, è
anche vero che i diversi indirizzi rappresentano realtà diverse,
specie dal punto di vista sociale. E' triste ammetterlo, ma è così.
Dal
suo libro, che a me sembra il diario di un anno scolastico in una
scuola della periferia di Bari, sicuramente simile a tante altre del
nostro Sud, emerge una realtà amara di una scuola che accoglie i
figli del proletariato urbano e suburbano, disagiati e culturalmente
deprivati, senza motivazione a credere nella opportunità che la
scuola offre. E' inutile dire che purtroppo la scuola italiana non è
democratica e che fa la differenza tra scuole di serie A e scuole di
serie B. Questo per me è un gap che tende, tra l'altro, ad
aggravare il già conclamato divario tra il Nord ed il Sud del paese
Italia.
Ho
trovato il suo libro interessante, e per certi versi anche originale,
in quanto finora la trattazione del tema scuola ha privilegiato il
punto di vista del docente frustrato e avvilito in un ruolo che tende
sempre più ad evaporare nei fumi della comunicazione di massa,
schiacciato ed umiliato, per giunta, dai miracoli di Internet. Io
stessa ho scritto un libro sul tema scuola, anzi sull'educazione
ancora possibile (il titolo è infatti La ginnastica dell'anima,
l'educazione possibile), come risposta ad un saggio di Neil Postman,
docente universitario di New York il quale nel libro La fine
dell'educazione, con straordinaria chiarezza descrive la crisi
dell'istruzione contemporanea individuando nella fine delle grandi
storie della democrazia e della partecipazione civile la fine
dell'educazione. Egli prospetta la fine ma anche un nuovo inizio del
processo educativo. Ed io su questa scia ho prospettato come
possibile la pedagogia desanctisiana che mirava alla educazione della
coscienza attraverso la letteratura. Ma il suo libro, lungi
dall'essere una sterile trattazione di un tema oramai consumato, è
uno spaccato realistico di vite quotidiane di giovani sempre più
disillusi, alle prese con i problemi familiari come la mancanza di
lavoro, separazioni, disgregazione del tessuto familiare. Giovani
vittime degli spot pubblicitari, con manie di uniformarsi agli idoli
televisivi, incapaci di trovare la strada giusta per la realizzazione
di sé. Ma il problema di tutti non è sempre il problema di ciascuno
e quindi nella sua narrazione balzano fuori prepotentemente le storie
dei singoli: Mimmo e il suo amore per Alessandra, Radu, diciottenne
rumeno e la sua difficile integrazione, Valentina vittima
dell'anoressia, Giulia in attesa del frutto del suo primo amore,
Andrea e il suicidio del padre imprenditore, a causa della crisi, e
tanto altro. Ma come può un insegnante caricarsi di un simile
fardello e farsi maestro di vita per tutti? Come può arrogarsi il
diritto di entrare nella vita personale dei propri alunni? Questa
domanda me la son sempre posta , ma la risposta tarda ancora a
venire. Ammiro moltissimo il suo tentativo di farsi interprete del
pensiero di Don Milani riproponendo una sorta di Scuola di Barbiana,
ma non credo che nei nostri tempi si possa immaginare niente di
simile. Oggi il compito del docente è ancora da definire.
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