sabato 13 agosto 2011

Lo sviluppo dal basso

Ho recentemente scoperto una nuova parola: Empowerment.

Mi capita spesso leggendo d'imbattermi in espressioni inglesi che scopro poi essere vere e proprie formule dietro cui sono celate teorie scientifiche, più o meno accreditate dagli ambienti accademici. Di solito mi arrabbio, perché non ho studiato l'inglese e penso sempre che ogni parola inglese usata nell'italiano ne sottrae parecchie al nostro dizionario, ma soprattutto alla nostra lingua parlata.

Tuttavia non è questo l'argomento che ora mi interessa...

L’empowerment è un processo dell’azione sociale attraverso il quale le persone, le organizzazioni e le comunità acquisiscono competenze sulle proprie vite, al fine di cambiare il proprio ambiente sociale e politico per migliorare l’equità e la qualità di vita. Naturalmente, quando sento parlare di comunità penso automaticamente al nostro territorio e a tutte le problematiche ad esso connesse. E penso quindi che è giunto ormai il tempo di prendere noi comunità in mano il nostro destino. L'iniziativa di Cairano va in questa direzione, nella prospettiva di fare di un piccolo paese una fucina d'intelletti, un laboratorio di idee da sviluppare con l'ausilio di tutte le forze presenti sul territorio...

Oggi il capitale più prezioso per l'individuo e per la società è il pensiero, io l'ho sempre sostenuto, ecco perché credo fortemente nel lavoro che svolgo, cioè l'insegnante. Anche nel campo dell'istruzione recentemente si è applicata una nuova formula, che ha molto in comune con il concetto di Empowerment ed è anche questa condensata in una sola parola : "Glocalismo".

Il termine glocalismo è un neologismo che nasce dalla fusione linguistica di globale e locale. Da esso deriva, tra l’altro uno slogan diffuso, pensare globalmente e agire localmente. Una prima riflessione sulla formula, applicata all’istruzione fa pensare ad una scuola impegnata nello stesso modo su tematiche generali (es: diritti, cittadinanza, integrazione, ecologia, Europa, mondialità, competenze e profili culturali qualitativi), ma radicata ugualmente nel territorio dove svolge un ruolo attivo e propositivo attento alle variabili del contesto socio-culturale mediante lo sviluppo di competenze pragmatiche che sappiano interfacciare quote universali della cultura con istanze locali. Come a dire che il ruolo della scuola, all’interno delle nuove dimensioni dello spazio organizzato-territorio, estende notevolmente quelle che erano le competenze classiche di questa istituzione verso quel ruolo di aggregazione e sviluppo sociale che, sia pure timidamente, già le era stato assegnato con la Legge n° 517 del 1977. E’ proprio la dimensione globale, europea, che fa condividere spazi e orizzonti ai diversi territori che, interpretando le realtà locali, riescono a dare nuovo significato e valore ad un concetto di cittadinanza (appartenenza) messo fortemente in crisi dai processi di spersonalizzazione e massificazione dell’attuale contesto sociale. Una nuova dimensione, questa, tutta da costruire anche e soprattutto, ovviamente, con il contributo della scuola che pone, fra i suoi obiettivi formativi più urgenti, quello di promuovere le competenze dell’impegno collettivo e integrato.


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