sabato 28 marzo 2009
Desiderata
Questo testo bellissimo viene quasi sempre presentato come "Manoscritto del 1692 trovato a Baltimora nell'antica chiesa di San Paolo". Invece nel 1959 il reverendo Frederick Kates rettore della chiesa di St. Paul, a Baltimore, Maryland, incluse questo pensiero in una raccolta di materiale devozionale. In cima alla raccolta, c'era l'annotazione "Old St. Paul's Church, Baltimore, A.C. 1692", che è l'anno di fondazione della chiesa... da qui l'equivoco. In realtà, l'autore di questi versi è Max Ehrmann, un poeta di Terre Haute, Indiana, vissuto dal 1872 al 1945, e scrisse Desiderata intorno al 1927.
da Erminio Volpe
Il chiostro delle monache (ex convento di S. Marco - Sant'Angelo dei Lombardi)
In primavera, la domenica mattina, dopo la messa si scendeva al chiostro ad ammirare il prodigio della nuova vita: qualche fiore bianco, una primula , sui rami ancora spogli un pettirosso saltellante, una timida lucertola e, la regina del giardino, la centenaria tartaruga che lenta lenta usciva al primo sole a perlustrar la zona.
martedì 24 marzo 2009
"A nutrimento dell'anima" (da parte del Sig. Erminio Volpe)
ESSERE GIOVANE
La giovinezza non e’ un periodo della vita, ma un atteggiamento della mente, è un'espressione della volontà, del potere dell’immaginazione e dell’intensità dei sentimenti. Rappresenta la vittoria del coraggio sulla codardia, della spirito avventuroso sulle tentazioni dell’indolenza.
Non invecchiamo perche’ abbiamo vissuto un certo numero di anni, invecchiamo se rinunciamo ai nostri ideali. Il passare degli anni ci spinge a rinunciare ai nostri ideali migliori, ma l’animo ci suggerisce altrimenti. Pregiudizi, dubbi, timori e disperazione sono i nemici che poco a poco ci mettono a terra e fanno polvere di noi prima ancora della nostra morte.
E’ giovane chi è ancora capace di stupirsi ed entusiasmarsi, chi come bimbo affamato di sapere continua a chiedere: "e poi?", chi sfida gli eventi e gode del gioco della vita. Siete giovani come la vostra fede, vecchi come i vostri dubbi. Giovani come la vostra speranza, vecchi come il vostro scoraggiamento. Rimarrete giovani fino a quando sarete ancora pronti ad accettare una sfida, resterete ricettivi per quello che è bello, buono e grande, ricettivi per i messaggi della natura, del prossimo, dell’incomprensibile. E se un giorno il vostro cuore fosse roso dal pessimismo e dal cinismo, possa allora il Signore avere misericordia per la vostra anima, l’anima di un vecchio.
Discorso di commiato pronunciato dal Generale DOUGLAS MAC ARTHUR prima di congedarsi dalle forze Armate americane
domenica 22 marzo 2009
Essere da sani ciò che pensiamo da malati
Siamo migliori quando siamo malati.
Non siamo schiavi delle passioni,
non desideriamo gli onori,
trascuriamo le ricchezze,
ci ricordiamo di Dio e
che siamo uomini, fragili e mortali.
Da Plinio Il Giovane, Epistulae
lunedì 16 marzo 2009
In primis paritas
Non esiste parità rispetto all'uomo per la donna che associa al lavoro fuori casa mille altre incombenze; non esiste parità per la donna che entra nel mondo del lavoro spesso molto tardi, perchè l'ingresso é rallentato o frenato dalla maternità; non può esserci parità per la donna se l'egemonia di una cultura maschilista scarica unicamente su di lei la gestione e l' amministrazione della casa, dei figli e spesso anche la cura degli anziani; non può esserci parità se è la donna ad arrivare alla soglia della pensione esausta e per di più con la prospettiva di diventare povera più dell'uomo!...
Oggi noi donne viviamo un enorme paradosso: per inseguire il sogno della libertà e dell'emancipazione abbiamo rinunciato a goderci la serenità della famiglia e siamo cadute in una forma inusitata di schiavitù, dibattute freneticamente tra lavoro e cura di mariti , figli e casa. Riguardo alla pensione, c'é un'unica cosa da fare: rendere flessibile l'uscita dal lavoro ed abbassare la soglia dell'età a 60 anni.
giovedì 5 marzo 2009
Andare via di qua...
Siamo oramai come disamorati delle nostre terre, distaccati, con lo sguardo perso al di là dei nostri orizzonti, in una perenne attesa di qualcosa che forse non avverrrà. E siamo anche combattuti fra odio ed amore, fra il desiderio di andare e quello di rimanere, almeno così è per me!
Vorremmo tutti andare via da queste terre maledette, non tanto per la loro povertà in senso materiale, ma nel senso metaforico del degrado della convivenza civile. E’ inutile ostinarsi a stringerci il cuore, a vedere la bellezza dei luoghi e dei paesaggi, indiscutibili del resto, a difendere la salubrità dell’aria, la serenità del cielo e la maestosità dei monti! In queste nostre terre si è ormai esteso in profondità l’inquinamento mafioso e non solo nell'ambito del potere politico-amministrativo, ma anche in settori ampi e differenziati del tessuto sociale. Questo è secondo me il vero problema! Se infatti volessimo fare un’accurata indagine socio-economica, non possiamo negare che il percorso fin qui compiuto dalle nostre zone è un visibile processo di crescita economica, di trasformazione sociale e culturale, di espansione del benessere materiale degli individui. Oggi non abbiamo pù i problemi che si presentavano nel passato, i nostri paesi si trovano in condizioni nuove e inaspettate. La mitica arretratezza del Mezzogorno contadino è un ricordo del passato, un mito per l’appunto. L’istruzione di massa, le strade, la televisione hanno rotto definitivamente il nostro secolare isolamento. Ma proprio in virtù di ciò si deve parlare di progresso contraddittorio e distorto. Abbiamo avuto un’espansione economica sostenuta da un intervento statale consistente ma non orientato allo sviluppo produttivo e perciò incapace di innescare un circolo virtuoso crescita economica- progresso civile. L’uso illecito delle risorse pubbliche ha solo prodotto la dissoluzione delle regole che fondano una collettività civile, pertanto una nuova prospettiva produttiva e di sviluppo deve passare innanzitutto attraverso la riorganizzazione civile della nostra terra.