giovedì 15 novembre 2018

La vocazione al turismo


Non tutti i paesi hanno una vocazione al turismo, non solo perché ci sono dei paesi che di bello non hanno quasi niente e altri belli e ricchi di tesori artistici, ma soprattutto perché la vocazione, quando non è data in dono dagli dei, è una qualità che fa leva su particolari competenze. Essa si avvale di una visione strategica condivisa da una comunità nutrita da un profondo e disinteressato amore per il proprio paese.
Ho incontrato qualche giorno fa un’esperta di marketing del turismo la quale si reca nei vari posti, là dove richiesta, per incontrare Associazioni o gruppi di cittadini operanti sul territorio a vario titolo con l’obiettivo di insegnare loro come si promuove e, prima, come si valorizza un territorio, anche se apparentemente privo di ogni attrattiva. A me, che sono del secolo passato, l’espressione marketing per la verità fa un po’ orrore, non mi piace, tuttavia convengo nel ritenere tale disciplina o scienza, non so, al passo con i tempi e perciò necessaria. E però, non bisogna fare del marketing l’obiettivo principale, ovvero confonderlo facendolo diventare da mezzo fine. Un luogo, ad esempio un paese o una parte di esso, non può essere considerato alla stregua di una merce da proporre a clienti, perché esso è fatto in primo luogo di persone che lì ci abitano, ci vivono, hanno le loro radici, i loro bisogni che sono in primo luogo di appartenenza, d’identità. Un luogo è dunque fatto di spirito oltre che di materia, è fatto di profumi, di sensazioni, di ricordi, di memorie collettive ed individuali. Di conseguenza, non si può privilegiare un luogo specifico deputato al turismo sul quale concentrare investimenti e promozione così da renderlo bello, brillante ed attraente lasciando poi tutto il resto del territorio nel degrado e nell’abbandono. Così facendo si rischia di proporre al turista una specie di artificiosa immersione in posti tenuti accuratamente isolati dalle parti degradate che li circonda. Quello che voglio dire è che il turismo comincia dall’amore per il territorio. Se infatti vai in un posto attraente, pulito e accogliente e non invece in un luogo devastato dalle pale eoliche o da squallidissimi capannoni industriali, tu ci vuoi rimanere, ci stai bene ed invogli gli altri ad andarci. E’ semplice, no? Ma quale turismo si può concepire se non si comincia da qui, da un ambiente generale risanato che si fa raccontare, che accoglie sempre e non solo nei grandi eventi mistificatori e vanagloriosi? L’asset fondamentale del turismo è insomma l’intero territorio e insieme un esercito di persone in grado di accogliere spontaneamente trasmettendo amore, conoscenza e memorie di una intera comunità.



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