Egregio futuro Ministro del MIUR,
il progetto politico di riforma LA BUONA SCUOLA, promosso dal
governo Renzi attraverso un'inconsueta, enorme consultazione pubblica, non ha dato le risposte che ci si aspettava, perché non ha toccato il cuore della questione, quindi non è da considerarsi in nessun modo una riforma. Non voglio certo criticare in toto il pur nobile
tentativo di rinnovare, sia pure a parole, la scuola, è già tanto se il problema è stato posto nell'agenda politica in
primo piano! Le scrivo per gettare un fascio di luce su quella parte della questione (che è poi il punto cruciale della scuola) che rimane sempre nell'ombra, nascosta, insondabile ed anche misteriosa. Mi
riferisco alla figura dell'insegnante, assolutamente prioritaria in
qualsivoglia scuola, in qualsivoglia processo educativo. Eppure, tutto il dibattito verte piuttosto sui cambiamenti strutturali e organizzativi, sui
nuovi obiettivi formativi, come alternanza scuola-lavoro, digitalizzazione a
tutti i livelli, snellimento delle procedure burocratiche, ecc. ecc. Tutte cose
buone e giuste, per carità!... Poi è da vedere se la teoria si tradurrà in
pratica. Ma intanto, in nessun punto della Buona Scuola si evince un nuovo
modello di insegnamento (e di insegnante) che sia riconoscibile e
sperimentabile. Mi chiedo: non è forse necessario che sulla base delle nuove esigenze
formative si costruisca un nuovo modello d'insegnante che sappia presentare
l'innovazione, essere affidabile, credibile, in grado di fare acquisire alle
nuove generazioni una disciplina intellettuale? E' ancora possibile ignorare la
centralità della figura dell'insegnante, pretendere di creare una scuola su basi nuove, senza modificare lo stile
educativo? Nessuno ignora che un bravo insegnante ed uno stile adeguato d'insegnamento
rappresentano le molle più potenti per
lo sviluppo della motivazione all'apprendimento, ciononostante la formazione
adeguata per il futuro insegnante stenta ad essere definita nelle sue
caratteristiche. La situazione oggi vede l'insegnante, in molti casi, o martire votato al
supplizio inferto quotidianamente da ragazzi ipercinetici e svogliati, oppure relegato a terminale
passivo del "villaggio globale". Si disprezzano spesso i docenti ritenendoli inadeguati al loro compito, ma nessuno ha il coraggio di dire chiaramente che la buona scuola è il buon insegnante, nessuno finora ha parlato chiaramente di cultura. Eppure, chi se non l'insegnante colto, sa efficacemente utilizzare le sue
conoscenze, sa ricomporre l'unità del sapere e scomporla per offrire agli
alunni quei nuclei concettuali fondanti della propria disciplina, che sono poi
le strutture culturali di base, che
rendono, infine, capacità di analisi e di riflessione? Come non parlare di
cultura, di un didattica della cultura, che è la sola in grado di assicurare la
formazione della personalità, che mette in condizione il giovane di sapersi porre in relazione con gli altri,
le cose, il mondo? E' l'insegnante colto che assicura alla persona la capacità
di esprimersi e di comunicare, il gusto delle cose belle, la gioia di
impegnarsi a fare, la capacità di osservare con onestà la realtà, l'apertura al
mondo e a ciò che va oltre il contingente. ”Non si insegna quello che si vuole;
dirò addirittura che non s'insegna quello che si sa o quello che si crede di
sapere: s'insegna e si può insegnare solo quello che si è” come diceva quel
Jean Jaurés, filosofo e politico francese.
La cultura personale dell'insegnante è la condicio sine qua non per il buon funzionamento della scuola!
La stessa pedagogia non serve a formare gli
insegnanti, e da sempre la cultura è la regola prima del maestro, oltre questa
non c'è che l'esercizio magistrale, la professione. Lo diceva saggiamente G. L. Radice: “Il maestro se ha un'organica cultura trova
sempre la sua via, altro che regole! La migliore preparazione del maestro è e
sarà sempre una cultura disinteressata non professionale. Il problema è antico come il mondo, ma esso si
ripropone oggi in tutta la sua scottante attualità, giacché la cultura vera e profonda è l'unica via per l'educazione all’umanità,
in un contesto in cui si stanno annullando tutti i valori etici pubblici e
privati. E tuttavia, il problema educativo, oggi, si deve porre
in modo del tutto nuovo e complesso. Tanto per cominciare, il
problema dei problemi è la cultura di massa con la quale la scuola si deve
confrontare, dal momento che essa è diventata la cultura della quasi totalità
della popolazione ed è riuscita a mettere ai margini sia la cultura di elite
sia la cultura popolare. La cultura di massa è estranea alla scuola, ma essa ha
vinto la sua battaglia sia perché spinta dal sistema produttivo fondato sui
consumi di massa sia perché sollecitata
dai potenti mezzi di comunicazione. Per me il tema centrale
della pedagogia moderna è questo. E non c'è riforma che tenga!