Calerà l’autunno sui nostri visi
con una tenda rossa e pesante
una paura antica ci congelerà il cuore
Il cielo rabbuierà un vento lontano
porterà parole fredde e
incomprensibili
e il sole annichilito sarà un
illuminato ricordo
Guarderemo la vita
come si fa con un libro impolverato
e saremo così poveri
e laceri i nostri abiti di certezze
Tutto il tempo non sarà
che un granello sparuto di clessidra
e cocci di vetro da ritrovare
nelle ferite aperte dell’anima
Resteremo immobili
ai cancelli per le vie del cielo
e cent’anni di noi non saranno che un
attimo
una parola sussurrata
un grido mal celato nella vastità del
cosmo
Cadranno abbondanti le foglie
(ad una ad una le conteremo)
dei nostri giorni illuminati del tempo
e inginocchiati a raccoglierle
attraverseremo l’ultimo viale
e avremo un inverno freddo
chiuso nel cuore come un sacrificio
L’uva nelle vigne si incendierà
i tramonti si susseguiranno senza
tregua
un’onda dopo l’altra nel mare del
tempo
sulla spiaggia grigia dei ricordi
Ci guarderemo negli occhi
tutti ugualmente sconosciuti
e ci salveranno le favole dell’infanzia
ritroveremo i giochi sull’altalena della luna
e un maglione di lana
lavorato a mano dalla nonna
per spazzare via l’inverno
E saremo di nuovo uomini e sognatori
e in tutto il tempo l’immenso tempo
dell’attesa
scopriremo la ricchezza di essere
e lasceremo al di là dei cancelli
la miseria dell’avere
[Massimo Lo Pilato, Mirabella Eclano]
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