Comincio oggi una rassegna organica e commentata di libri e articoli relativi a particolari aspetti della vita e delle opere di Francesco De Sanctis, anticipando di gran lunga le innumerevoli celebrazioni che ci saranno nel 2017, l'anno del bicentenario della nascita del grande critico irpino.
Il motivo di tale anticipazione è semplice, e lo riferisco citando il grande Alessandro Manzoni:
"Vergin di servo encomio..."
Mi disturba molto la pletora di sedicenti esperti e studiosi desanctisiani che nell'occasione si alterneranno sui vari pulpiti, sponsorizzati da esponenti politici di destra o di sinistra, a tessere le lodi del grande critico, senza averne probabilmente assimilato lo spirito e l'insegnamento morale. Mi fa specie che tutti questi "dottoroni" non si siano mai preoccupati di offrire agli alunni delle scuole il pensiero di De Sanctis. Io stessa, pur avendo frequentato un liceo classico intitolato a F. De Sanctis, non lo conoscevo e appunto per questo l'ho scelto come argomento della mia tesi di laurea, in anni in cui persino alla Federico II era argomento inedito nella facoltà di Lettere e Filosofia. Nel tempo mi sono interessata sempre di più alla figura di questo illustre sconosciuto ai giovani, lui che per i giovani non solo del suo tempo ma di intere generazioni ha speso straordinarie parole, in tantissime circostanze. Mi propongo, pertanto, un compito che esuli dalla celebrazione strumentalizzata ai fini politici per proporre ai giovani, ma anche a chi non lo conoscesse, il modello di un uomo di grandissima cultura e di elevato spessore morale che ancora oggi , a distanza di 200 anni dalla nascita, può dare insegnamenti validissimi nella cultura, nella vita politica, nell'educazione del popolo.
R.C.
sabato 30 aprile 2016
lunedì 25 aprile 2016
ORA E SEMPRE RESISTENZA
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA
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