sabato 31 dicembre 2011
lunedì 26 dicembre 2011
domenica 18 dicembre 2011
Per gli Stati Generali dell'Alta Irpinia
Per quel che intendo io, uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo dei nostri piccoli paesi è l'incapacità di vivere e comprendere le trasformazioni radicali che si sono avute e si stanno avendo nella società. E' vero purtroppo che gran parte dei paesi dell'Alta Irpinia sono collocati in territori poveri e questo li penalizza più del fatto di essere piccoli, ma torno a ribadire che le popolazioni dei nostri comuni, in prevalenza composte di persone avanti con l'età, non sono in grado per ovvie ragioni di adeguarsi al mercato del lavoro e alle condizioni di vita sociale richieste dalla società globalizzata.
Io sono di Sant'Angelo dei Lombardi, uno dei paesi più ricchi di cultura dell'Irpinia, la cui popolazione ha goduto da sempre il vantaggio di avere scuole superiori di un certo livello, quindi molti hanno un buon livello d'istruzione, pur tuttavia oggi è uno di quei paesi avviati maggiormente ad un inesorabile declino. Perché? Dal punto di vista economico è stato sempre povero, privo di commercio, con un'agricoltura scarsa e non di qualità, per di più afflitto da un clima inclemente quasi in ogni stagione, privo di collegamenti con i grandi assi viari verso Napoli o Bari, sempre più arroccato intorno alla propria identità locale. In passato ha avuto momenti di vera gloria; il Liceo classico, fiore all'occhiello del piccolo paesello, ha sfornato principi del foro, giudici, magistrati, validi funzionari del pubblico impiego, cultori delle Humanae litterae riconosciuti ed apprezzati nella lontana America. Ciò ha riempito d'orgoglio la comunità santangiolese che si è nutrita di memorie e di passato scordandosi il futuro ed anche il presente. Ad essere giusti, prima del terribile sisma del 1980 c'è stato un momento di crescita o meglio c'era un grandioso progetto di crescita per Sant'Angelo, urbanistica, economica e sociale, quando le campagne elettorali si coniugavano con le campagne d'amore per il territorio, e queste si fondavano su offerte concrete di servizi innovativi. Poi il sisma, terribile, ha spazzato via ogni cosa! Da allora il paese s'è fermato, tutto è rimasto fermo a quel fatale e funesto giorno. La popolazione, smarrita, o è fuggita dal piccolo paesello disastrato oppure è rimasta come sospesa in un tempo irreale, percepito come un prima del terremoto e un dopo il cui confine si fa sempre più indistinto. La tendenza a chiudersi è tipica dei piccoli centri, ma questo incide moltissimo sui processi di crescita ed accelera il processo di declino e di povertà. Adesso è l'ora di svegliarsi dal lungo torpore! La crisi dell'economia che stiamo vivendo può essere per noi occasione di crescita, giacché nei piccoli paesi si ritorna o ci si reca per il costo minore della vita e per la qualità della vita, che sicuramente è più elevata rispetto ai medi e grandi centri. Ciò che ci necessita è la capacità di accogliere eventuali flussi di turisti; i beni culturali presenti nel territorio hanno un valore universale: essere locali e globali richiede la padronanza dei linguaggi appropriati per comunicare sul piano globale. E' dunque necessario accrescere le competenze in senso funzionale per utilizzarle concretamente nella vita di tutti i giorni. Abbiamo bisogno di una riqualificazione culturale e sociale per far fronte alle sfide della globalità. Le nostre piccole comunità, depositarie dell'immenso patrimonio artistico culturale minore devono avviare un processo di valorizzazione reale delle proprie risorse. Essendo io un'insegnante non posso che suggerire innanzitutto dei percorsi di formazione permanente che orientino le persone di età matura a comprendere i nuovi linguaggi della comunicazione, compreso Internet, ma modestamente suggerisco anche di rinforzare la dimensione locale dell'economia con agricoltura di qualità; di tutelare l'ambiente, salvaguardando i beni Comuni (che sono nel disinteresse e nell'abbandono); di recuperare le relazioni sociali (una vita sociale rarefatta è deleteria per la crescita); di superare le rivalità tra "campanili" per una nuova dimensione del locale basata sulla solidarietà e la condivisione ai fini di un obiettivo comune... Ci sarebbero tante altre considerazioni da fare, ma le parole servono a poco.
Io sono di Sant'Angelo dei Lombardi, uno dei paesi più ricchi di cultura dell'Irpinia, la cui popolazione ha goduto da sempre il vantaggio di avere scuole superiori di un certo livello, quindi molti hanno un buon livello d'istruzione, pur tuttavia oggi è uno di quei paesi avviati maggiormente ad un inesorabile declino. Perché? Dal punto di vista economico è stato sempre povero, privo di commercio, con un'agricoltura scarsa e non di qualità, per di più afflitto da un clima inclemente quasi in ogni stagione, privo di collegamenti con i grandi assi viari verso Napoli o Bari, sempre più arroccato intorno alla propria identità locale. In passato ha avuto momenti di vera gloria; il Liceo classico, fiore all'occhiello del piccolo paesello, ha sfornato principi del foro, giudici, magistrati, validi funzionari del pubblico impiego, cultori delle Humanae litterae riconosciuti ed apprezzati nella lontana America. Ciò ha riempito d'orgoglio la comunità santangiolese che si è nutrita di memorie e di passato scordandosi il futuro ed anche il presente. Ad essere giusti, prima del terribile sisma del 1980 c'è stato un momento di crescita o meglio c'era un grandioso progetto di crescita per Sant'Angelo, urbanistica, economica e sociale, quando le campagne elettorali si coniugavano con le campagne d'amore per il territorio, e queste si fondavano su offerte concrete di servizi innovativi. Poi il sisma, terribile, ha spazzato via ogni cosa! Da allora il paese s'è fermato, tutto è rimasto fermo a quel fatale e funesto giorno. La popolazione, smarrita, o è fuggita dal piccolo paesello disastrato oppure è rimasta come sospesa in un tempo irreale, percepito come un prima del terremoto e un dopo il cui confine si fa sempre più indistinto. La tendenza a chiudersi è tipica dei piccoli centri, ma questo incide moltissimo sui processi di crescita ed accelera il processo di declino e di povertà. Adesso è l'ora di svegliarsi dal lungo torpore! La crisi dell'economia che stiamo vivendo può essere per noi occasione di crescita, giacché nei piccoli paesi si ritorna o ci si reca per il costo minore della vita e per la qualità della vita, che sicuramente è più elevata rispetto ai medi e grandi centri. Ciò che ci necessita è la capacità di accogliere eventuali flussi di turisti; i beni culturali presenti nel territorio hanno un valore universale: essere locali e globali richiede la padronanza dei linguaggi appropriati per comunicare sul piano globale. E' dunque necessario accrescere le competenze in senso funzionale per utilizzarle concretamente nella vita di tutti i giorni. Abbiamo bisogno di una riqualificazione culturale e sociale per far fronte alle sfide della globalità. Le nostre piccole comunità, depositarie dell'immenso patrimonio artistico culturale minore devono avviare un processo di valorizzazione reale delle proprie risorse. Essendo io un'insegnante non posso che suggerire innanzitutto dei percorsi di formazione permanente che orientino le persone di età matura a comprendere i nuovi linguaggi della comunicazione, compreso Internet, ma modestamente suggerisco anche di rinforzare la dimensione locale dell'economia con agricoltura di qualità; di tutelare l'ambiente, salvaguardando i beni Comuni (che sono nel disinteresse e nell'abbandono); di recuperare le relazioni sociali (una vita sociale rarefatta è deleteria per la crescita); di superare le rivalità tra "campanili" per una nuova dimensione del locale basata sulla solidarietà e la condivisione ai fini di un obiettivo comune... Ci sarebbero tante altre considerazioni da fare, ma le parole servono a poco.
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