mercoledì 17 febbraio 2016

La famiglia contesa: braccio di ferro fra Stato e Chiesa

Sulla questione, dibattuta in questi giorni in Parlamento, si allunga l'ombra della Santa Chiesa Apostolica Romana la quale assurdamente pretende un ritorno della religione nella sfera pubblica, mentre nella sfera privata il popolo continua quotidianamente a disobbedire ai suoi precetti. Ma io dico, può la chiesa stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato sul tema della famiglia quando proprio i preti non sanno cos'è e come deve essere la famiglia? Diciamola tutta: chi conosce solo il celibato e sceglie di non avere figli, che diritto ha di prendere posizione su questo tema così delicato e complesso, al giorno d'oggi?  Secondo me nessuno e tantomeno la Chiesa può sentenziare su che cos'è una famiglia; io dal canto mio ritengo che famiglia è dove c'è amore e condivisione piena, indipendentemente dalla sua composizione e cioè se è composta da due uomini o da due donne o da una sola donna o un solo uomo, e così via. La questione dei figli è un capitolo a parte che può prevedere un'adozione  o anche una maternità surrogata. Su quest'ultima possibilità avrei più di un dubbio, perchè non si tratta solo di libera scelta  in quanto il tema è eticamente sensibile. Penso che su questo punto la legge dovrebbe essere chiara nel dettare regole severe per impedire che l'utero in affito diventi un'occasione di lucro. Non la faccio facile, dico solo che la società va avanti nei suoi mutamenti e che dobbiamo accettare l'dea che la famiglia non è più da qualche tempo di tipo tradizionale. La realtà smentisce platealmente l'immagine oleografica della famiglia:  verginità prematrimoniale, convivenze, preservativi e anticocezionali vari, separazioni, ricorso all'aborto, famiglie allargate danno sempre di più l'immagine di una famiglia che non risponde certamente ai precetti della nostra religione. Per non parlare poi della violenza che si consuma entro le pareti domestiche, nel seno della famiglia patriarcale. Non vediamo forse tutti i giorni delitti, passioni incestuose, conflitti feroci all'interno delle famiglie? Oggi sempre più spesso la famiglia è il luogo della tragedia dove spesso i più efferati delitti si consumano anche senza spargimento di sangue, ma silenziosi e nascosti e non per questo meno crudeli.

giovedì 4 febbraio 2016

Donne sotto attacco

Tre Donne uccise in 24 ore.
Tanti dibattiti tante discussioni (ormai rituali nelle tragiche circostanze) sul tema del femminicidio  si rivelano pressocché inutili. 
 La questione è invece complessa e riguarda sostanzialmente il DNA culturale dell'uomo. A monte c'è il tema della disparità tra i sessi checché se ne dica sulla raggiunta emancipazione femminile, disparità che se superata nello spirito delle leggi permane tuttavia come sostrato culturale nella mente di tutti gli uomini, di tutte le classi sociali ed anche delle nuove generazioni. 
Con il processo di emancipazione femminile, intrapreso dalle donne settant'anni or sono, mediante cui esse hanno conquistato gradualmente autonomia e libertà personale, non si è avuto parallelamente un analogo processo di emancipazione maschile dai vecchi pregiudizi e stereotipi sulla donna; soprattutto, gli uomini non riescono a liberarsi dall'idea del possesso esclusivo della donna, considerata alla stregua di un bene patrimoniale. L'uomo è rimasto, da questo punto di vista, quello dell'età della  pietra. Egli non ha sentito il bisogno di emanciparsi a sua volta dalle idee retrive ed ataviche sulla donna, perciò, paradossalmente i due sessi hanno un percorso di civilizzazione e di crescita profondamente differenziato. Allora, in una società complessa come la nostra, come possiamo pretendere di accogliere e di accettare l'altro, diverso da noi, quale per esempio un migrante africano o la persona disabile, se non abbiamo ancora eliminato del tutto la guerra feroce tra uomini e donne?