venerdì 30 luglio 2010

Chissà come si divertivano!

Margie lo scrisse perfino nel suo diario, quella sera. Sulla pagina che portava la
data 17 maggio 2157, scrisse: "Oggi Tommy ha trovato un vero libro!"
Era un libro antichissimo. Il nonno di Margie aveva detto una volta che, quand'era
bambino lui, suo nonno gli aveva detto che c'era stata un'epoca in cui tutte le storie e i racconti erano stampati su carta.
Si voltavano le pagine, che erano gialle e fruscianti, ed era buffissimo leggere
parole che se ne stavano ferme invece di muoversi, com'era previsto che facessero: su
uno schermo, è logico. E poi, quando si tornava alla pagina precedente, sopra c'erano
le stesse parole che loro avevano già letto la prima volta - Mamma mia, che spreco - disse Tommy. - Quando uno è arrivato in fondo al libro, che cosa fa? Lo butta via, immagino. Il nostro schermo televisivo deve avere avuto un milione di libri, sopra, ed è ancora buono per chissà quanti altri. Chi si sognerebbe di buttarlo via?
- Lo stesso vale per il mio - disse Margie. Aveva undici anni, lei, e non aveva
visto tanti telelibri quanti ne aveva visti Tommy. Lui di anni ne aveva tredici.
- Dove l'hai trovato? - gli domandò,
- In casa. - Indicò senza guardare, perché era occupatissimo a leggere. - In solaio.
- Di cosa parla?
- Di scuola.
- Di scuola? - Il tono di Margie era sprezzante. - Cosa c'è da scrivere, sulla scuola?
Io, la scuola, la odio.
Margie aveva sempre odiato la scuola, ma ora la odiava più che mai. L'insegnante
meccanico le aveva assegnato un test dopo l'altro di geografia, e lei aveva risposto
sempre peggio, finché la madre aveva scosso la testa, avvilita, e aveva mandato a
chiamare l'Ispettore della Contea.
Era un omino tondo tondo, l'Ispettore, con una faccia rossa e uno scatolone di
arnesi con fili e con quadranti. Aveva sorriso a Margie e le aveva offerto una mela,
poi aveva smontato l'insegnante in tanti pezzi.
Margie aveva sperato che poi non sapesse più come rimetterli insieme, ma lui lo
sapeva e, in poco più di un'ora, l'insegnante era di nuovo tutto intero, largo, nero e brutto, con un grosso schermo sul quale erano illustrate tutte le lezioni e venivano scritte tutte le domande.
Ma non era quello, il peggio. La cosa che Margie odiava soprattutto era la fessura
dove lei doveva infilare i compiti e i testi compilati. Le toccava scriverli in codice perforato che le avevano fatto imparare quando aveva sei anni, e il maestro
meccanico calcolava i voti a una velocità spaventosa.
L'ispettore aveva sorriso, una volta finito il lavoro, e aveva accarezzato la testa di
Margie. Alla mamma aveva detto: - Non è colpa della bambina, signora Jones. Secondo
me, il settore geografia era regolato male. Sa, sono inconvenienti che capitano, a
volte. L'ho rallentato. Ora è su un livello medio per alunni di dieci anni. Anzi, direi che l'andamento generale dei progressi della scolara sia piuttosto soddisfacente. - E aveva fatto un'altra carezza sulla testa a Margie.
Margie era delusa. Aveva sperato che si portassero via l'insegnante, per ripararlo
in officina. Una volta s'erano tenuti quello di Tommy per circa un mese, perché il
settore storia era andato completamente a pallino.
Così, disse a Tommy: - Ma come gli viene in mente, a uno, di scrivere un libro
sulla scuola?
Tommy la squadrò con aria di superiorità. - Ma non è una scuola come la nostra,
stupida! Questo è un tipo di scuola molto antico, come l'avevano centinaia e centinaia di anni fa. - Poi aggiunse altezzosamente, pronunciando la parola con cura. - Secoli fa.
Margie era offesa. - Be' io non so che specie di scuola avessero, tutto quel tempo
fa. - Per un po' continuò a sbirciare il libro, china sopra la spalla di lui, poi disse: - In ogni modo, avevano un maestro.
- Certo che avevano un maestro, ma non era un maestro regolare. Era un uomo.
- Un uomo? Come faceva un uomo a fare il maestro?
- Be', spiegava le cose ai ragazzi e alle ragazze, dava da fare dei compiti a casa e
faceva delle domande.
- Un uomo non è abbastanza in gamba.
- Sì che lo è. Mio papà ne sa quanto il mio maestro.
- Ma va'! Un uomo non può saperne quanto un maestro.
- Ne sa quasi quanto il maestro, ci scommetto.
Margie non era preparata a mettere in dubbio quell'affermazione. Disse. - Io non
ce lo vorrei un estraneo in casa mia, a insegnarmi.
Tommy rise a più non posso. - Non sai proprio niente, Margie. Gli insegnanti non
vivevano in casa. Avevano un edificio speciale e tutti i ragazzi andavano là.
- E imparavano tutti la stessa cosa?
- Certo, se avevano la stessa età.
- Ma la mia mamma dice che un insegnante dev'essere regolato perché si adatti
alla mente di uno scolaro o di una scolara, e che ogni bambino deve essere istruito in
modo diverso.
- Sì, però loro a quei tempi non facevano così. Se non ti va, fai a meno di leggere
il libro.
- Non ho detto che non mi va, io - Sì affrettò a precisare Margie. Certo che voleva
leggere di quelle buffe scuole.
Non erano nemmeno a metà del libro quando la signora Jones chiamò: - Margie!
A scuola!
Margie guardò in su. - Non ancora, mamma.
- Subito! - disse la signora Jones. - E sarà ora di scuola anche per Tommy,
probabilmente.
Margie disse a Tommy: - Posso leggere ancora un po' il libro con te, dopo la
scuola?
- Vedremo - rispose lui, con noncuranza. Si allontanò fischiettando, il vecchio
libro polveroso stretto sotto il braccio.
Margie se ne andò in classe. L'aula era proprio accanto alla sua cameretta, e
l'insegnante meccanico, già in funzione, la stava aspettando. Era in funzione sempre
alla stessa ora, tutti i giorni tranne il sabato e la domenica, perché la mamma diceva che le bambine imparavano meglio se imparavano a orari regolari.
Lo schermo era illuminato e diceva - Oggi la lezione di aritmetica è sull'addizione
delle frazioni proprie. Prego inserire il compito di ieri nell'apposita fessura.
Margie obbedì, con un sospiro. Stava pensando alle vecchie scuole che c'erano
quando il nonno di suo nonno era bambino. Ci andavano i ragazzi di tutto il vicinato,
ridevano e vociavano nel cortile, sedevano insieme in classe, tornavano a casa insieme alla fine della giornata. Imparavano le stesse cose, così potevano darsi una mano a fare i compiti e parlare di quello che avevano da studiare.
E i maestri erano persone...
L'insegnante meccanico faceva lampeggiare sullo schermo: - Quando
addizioniamo le frazioni 1/2 + 1/4...
Margie stava pensando ai bambini di quei tempi, e a come dovevano amare la
scuola. Chissà, stava pensando, come si divertivano!

Isaac Asimov, Chissà come si divertivano!, Tutti i racconti, Arnoldo Mondadori, Milano, 1991
Titolo originale: Isaac Asimov , The Fun They Had!, in Magazine of Fantasy and S.F., 1954

giovedì 15 luglio 2010

La crisi e il Sud

Se parliamo di crisi e l'associamo al Sud, non possiamo non porre l’accento sulla fuga dei cervelli dal Meridione d’Italia che, tra le altre cose, induce una carenza di capitale umano in grado di sviluppare progettualità per il rilancio economico del Sud. Il tema quindi si configura come estremamente complesso ed ingloba al suo interno altre problematiche quali il rapporto crisi e giovani, con riferimento alle conseguenze della crisi sulle famiglie, sul rapporto inter-generazionale, etc. Si potrebbe ancora aggiungere a tutto questo un'ulteriore complessità parlando di crisi e politica, ponendo l’accento sulla crisi della leadership nell’Europa Occidentale, ma non andremmo a parare da nessuna parte, se non focalizzassimo l'attenzione sulla questio prima, cioè la questione morale.
E' inutile girare intorno nella ricerca di attenuanti o di giustificazioni, la crisi nel Sud si configura soprattutto come corruzione, inefficienza del sistema, malaffare, collusione fra politici, mafiosi e camorristi, gestione clientelare del potere. Mi si dirà che tutto questo è ormai la politica nazionale, d'accordo! Ma nel Sud ha provocato effetti devastanti, non solo perchè ha impedito la crescita e lo sviluppo di una sana classe dirigente, capace di spendersi e di spendere le innumerevoli risorse materiali e umane per lo sviluppo del territorio, ma, cosa di per sé gravissima, ha indotto una mentalità passiva e inoperosa inculcando una pedagogia incivile, rozza e parassitaria. E' naturale quindi che i giovani, i quali non possono più godere dei benefici dei padri, vadano via, in cerca di un lavoro che nel Sud non c'è, perché il tempo delle vacche grasse è finito.
Quelli che vanno via, però, inevitabilmente, sono quelli che hanno più speranze, più energie da spendere, maggiore potenziale di progettualità, per cui il Sud viene sempre più deprivato delle sue forze migliori. Necessario è allora un ritorno alla legalità e ad una vita politica e sociale fondata sui sacri valori dell'etica, della cultura e della giustizia. Da dove cominciare?... Da Guido Dorso, per esempio:

«Le più grandi rivoluzioni si operano, prima ancora che nei fatti, nel campo delle idee e prima ancora che nelle masse, nel ristretto campo dei cenacoli intellettuali, ove germinano e si educano i nuovi condottieri»
Guido Dorso