lunedì 15 marzo 2010

Il familismo amorale

Chiunque abbia voglia di conoscere il Mezzogiorno d'Italia non può non confrontarsi con un saggio che ha fatto epoca e che s'intitola "Le basi morali di una società arcaica". L'autore è Edward C. Banfield, un ricercatore americano che a metà degli anni Cinquanta prese ad oggetto di studio il paese di Chiaromonte, in Lucania, sostenendo una tesi destinata ad un'ampia risonanza, in America e in Italia. Banfield coniò nel suo libro l'espressione "familismo amorale" per spiegare l'arretratezza, o meglio la mancanza di reazione all'arretratezza, di Montegrano (dietro cui si nasconde Chiaromonte, il paese della Basilicata alla metà degli anni Cinquanta).
Oggi quest'espressione è diventata di uso corrente per etichettare una molteplicità di fenomeni, ma soprattutto per individuare un presunto difetto fondamentale della società italiana. Avverso allo spirito di comunità, disposto a cooperare solo in vista di un proprio tornaconto, il familista amorale si comporta secondo la seguente "regola aurea": massimizzare i vantaggi materiali e immediati della famiglia nucleare, supporre che tutti gli altri agiscono allo stesso modo. Una chiave interpretativa assai discussa, che si è dimostrata tuttavia di irriducibile efficacia nell'indicare i guasti provocati dalla cronica carenza di senso civico.

venerdì 5 marzo 2010

Quel che non si dice

Al liceo Aeclanum non c'è stata l'ondata nazionale dei 5 in condotta: vuol dire, forse, che a Mirabella Eclano non si registra l'emergenza educativa che sta dilagando ormai in tutto il mondo?
Se i professori hanno deciso di non utilizzare l'arma estrema del 5 in condotta è perché i nostri ragazzi sono ancora capaci di stare alle regole, di comportarsi in un certo modo o perché i professori sono troppo buoni o troppo "laissez- faire?"
Io, che in questa scuola ci sto da qualche lustro, dico che i nostri ragazzi, la maggior parte di loro, sono ancora capaci di stare alle regole, d'incuriosirsi e talora anche di entusiasmarsi, ci consentono ancora di non tramutarci in gendarmi di polizia, ci lasciano spiegare Dante, ci fanno domande e si accontentano di quello che una piccola scuola di provincia, senza troppe risorse, può dare. Nella nostra scuola non si registra la lotta di quartiere fra insegnanti che detengono il potere e gli alunni, quelli che non vogliono studiare. Non voglio dire che questi non si creano il proprio underground clandestino contro gli insegnanti, come avviene in tutte le scuole del mondo e da sempre, ma tutto ciò che concerne rapporti e relazioni fra docenti e studenti è ancora all'insegna del rispetto e della stima. Certo anche da noi gli studenti realizzano le loro piccole trasgressioni (copiature, stratagemmi di assenze , di uscite anticipate, di entrate alla seconda ora, ecc.), ma anche queste non oltrepassano mai la misura del lecito. Nella nostra scuola i ragazzi scoprono ogni giorno la bellezza delle materie umanistiche e si sperimentano nelle difficoltà di quelle scientifiche, non senza risultati. E' di questi giorni, tanto per dire, la notizia che il liceo scientifico Aeclanum si è distinto egregiamente nelle Olimpiadi della matematica a livello provinciale, nella cui graduatoria si sono classificati ai primissimi posti quattro dei nostri alunni, il primo dei quali sarà l'unico rappresentante della provincia di Avellino, nella selezione nazionale che si terrà a Cesenatico dal 3 al 6 maggio 2010. Lo stesso riconoscimento è stato ottenuto nelle Olimpiadi della Fisica, risultando al quarto posto nella graduatoria regionale. Potrei elencare tanti altri meriti , ma sarebbe noioso...
Quel che invece é una vera iattura per la scuola è la non serenità di alcuni genitori, i quali, investendo più del dovuto in aspettative sui propri figli, quando si trovano di fronte a carenze e difficoltà di questi ultimi, li inducono, senza volerlo, alla ribellione, alla competizione cattiva con i compagni, alimentano la sfiducia e la disistima nei confronti degli insegnanti e della istituzione. Io vorrei dire a questi signori: noi siamo insegnanti, operiamo nella scuola, che non è un'agenzia educativa sostitutiva della famiglia. Noi non possiamo in alcun modo sostituirci ad un padre o ad una madre, possiamo, anzi, dobbiamo accompagnare la crescita dei vostri ragazzi su una strada che voi avete già tracciata per loro. Spesso, quando un ragazzo incontra difficoltà nello studio o nell'apprendimento, è anche per una mancanza di stabilità affettiva, di solidità di sentimenti, di serenità. Perciò, non scarichiamo sempre tutto sulla scuola, si tratta di trovare un'intesa, una condivisione di valori, solo così i ragazzi possono ancora aprirsi alla tranquillità dei rapporti, al rispetto dei coetanei e degli insegnanti, alla curiosità verso ciò che li circonda e da cui si aspettano qualcosa di bello e di buono.