sabato 28 febbraio 2009

Non verremo alla meta ad uno ad uno

Non verremo alla meta ad uno ad uno
ma a due a due. Se ci conosceremo
a due a due, noi ci conosceremo
tutti, noi ci ameremo tutti e i figli
un giorno rideranno
della leggenda nera dove un uomo
lacrima in solitudine.

Paul Eluard

venerdì 27 febbraio 2009

Chiusi nel non saper agire

Com'è bella l'intimità familiare, il calore di una casa piena di ogni comfort, quando fuori infuria la tempesta! Com'è dolce rintanarsi fra le quattro pareti di una stanza, lasciando fuori della porta tutto il mondo in preda alla follia! Ma la Storia, la Storia imponente ci sovrasta, bussa alla nostra porta e ci chiede di uscire, d'immergerci nel mondo, di lottare, di partecipare al cambiamento in atto! Lo vorremmo, certo, ma spesso ai buoni viene a mancare la capacità d'illusione, per troppo ragionamento logico, per il troppo pensare, ed il pensiero, si sa, alimenta scetticismo...

Chi ci darà l'energia di lottare, se siamo privi dell'entusiasmo della lotta? E come faremo noi, uomini giusti, a scalzare la feccia che trionfa nel mondo? Bernardo Soares ( Il libro dell'inquietudine di Pessoa), nel chiuso della sua inquietudine, l'aveva detto:"Nella vita odierna il mondo appartiene agli stolti, agli indifferenti e agli attivisti. Oggi il diritto di vivere e di trionfare si ottiene praticamente con gli steesi requisiti con cui si ottiene il ricovero in un manicomio: l'incapacità di pensare, l'amoralità e l'eccessiva eccitazione."




mercoledì 18 febbraio 2009

La storia

La storia siamo noi, nessuno si senta offeso

siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo,

la Storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso

la Storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare

questo rumore che rompe il silenzio

questo silenzio così duro da raccontare

e poi dicono "tutti sono uguali, tutti rubano alla stessa maniera"

ma è solo un modo per convincerti a restare chiuso dentro casa

quando viene la sera

però la Storia non si ferma davvero davanti a un portone

la Storia dà torto o dà ragione, la storia siamo noi

siamo noi che scriviamo le lettere,

siamo noi che abbiamo tutto da vincere o tutto da perdere

e poi la gente (poiché è la gente che fa la storia)

quando si tratta di scegliere e di andare

te la ritrovi tutta con gli occhi aperti

e sanno benissimo cosa fare

quelli che hanno letto un milione di libri insieme

a quelli che non sanno nemmeno parlare

ed è per questo che la storia dà i brividi,

perchè nessuno se la può inventare

la Storia siamo noi, siamo noi padri e figli

siamo noi bella ciao che partiamo

la storia non ha nascondigli, la storia non passa la mano

la storia siamo noi, siamo noi questo piatto di grano.


lunedì 16 febbraio 2009

Amore dopo amore

Tempo verrà

in cui, con esultanza,

saluterai te stesso arrivato

alla tua porta, nel tuo proprio specchio,

e ognun sorriderà al benvenuto dell'altro,

e dirà: Siedi qui. Mangia.

Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.

Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore

a se stesso, allo straniero che ti ha amato

per tutta la vita, che hai ignorato...


D. Walcoot



venerdì 13 febbraio 2009

nunc cogitandum est

Dopo tanto rumore sulla morte di Eluana Englaro, ora si deve riflettere!...

Ho dato ai miei alunni un tema da svolgere su questa vicenda, che loro hanno seguito un pò di sfuggita, come sempre fanno, chiusi come sono nel loro universo fatto di musica, feste, amori fugaci consumati sui cellulari a colpi di sms... I ragazzi, molti ragazzi, hanno preferito Il Grande Fratello la sera della morte di Eluana, ma io ritengo che non possiamo esimerci dal fare una qualunque riflessione su un tema così fondamentale per tutti. La traccia che ho dato è questa: "La morte di Eluana Englaro, in coma vegetativo da 17 anni e tenuta in vita in modo artificiale, divide le coscienze di tutti: è lecito, secondo voi, staccare la spina per mano dell'uomo e non invece assecondare un percorso di morte naturale, pur in condizioni di vita apparente?"

domenica 8 febbraio 2009

Lezione di Romano Luperini "Il romanzo nel postmoderno"

Ieri, 7 febbraio, ho portato la mia classe, una quinta del liceo scientifico, ad ascoltare una lezione di Romano Luperini presso il Liceo scientifico di Montella. Intendo riassumerla, per me stessa, ma soprattutto per i miei studenti, giacché sono quasi certa che si siano distratti un pò... Dunque, Luperini ha voluto esordire sottolineando la differenza fra Postmoderno e Postmodernismo. Con la prima accezione, infatti, dobbiamo riferirci ad una particolare fase storica coincidente con il tardo capitalismo, nata in Europa negli anni '70, in America a ridosso della fine della seconda guerra mondiale. Senza indulgere troppo sugli aspetti propriamente economici, politici e sociali, Luperini ha insistito sulle caratteristiche culturali del postmoderno, definendo postmodernismo appunto la cultura che si diffonde negli anni 70-90 con alcune precise connotazioni, che ha così riassunto in 4 Punti:

  • Fine delle ideologie: Le spiegazioni complessive sulla vita, quali erano state fino ad allora il marxismo, la psicoanalisi e lo strutturalismo non danno più alcuna certezza e viceversa domina su tutto un relativismo nichilistico teorizzato da Nietzche ed Heidegger. Luperini ha definito ilare(cioè compiaciuto e quasi divertito) il nichilismo nel postmoderno sottolineando la quasi totale assenza, rispetto al relativismo del '900, dell'angoscia esistenziale.
  • Centralità del linguaggio: il linguaggio domina il mondo; non esistono i fatti ma solo interpretazioni, finanche la storia non è che retorica, non veritiera (negazionismo e revisionismo). Si afferma la fine della storia, l'immobilità del reale. Impossibile quindi è la produzione del nuovo e non rimane che la ripetizione del già noto. Nella letteratura, come anche nel cinema, nel teatro, nelle arti, gli autori non si rapportano più alla realtà ma ad altri autori... L'intertestualità è l'orizzonte della scrittura mentre la forma è il citazionismo. Assistiamo pertanto nell'attuale letteratura ad una metaletteratura o riscrittura.



  • La fine della mimesis ovvero della referenzialità: nel Postmoderno o meglio nell'arte del postmoderno la realtà degli oggetti si sostituisce con i nomi della realtà (il nominalismo) : un nome, esempio il nome della rosa, rinvia al suo concetto astratto. Insomma, se tutto è linguaggio, lo scrittore non si rapporta più con la realtà e si annulla il concetto stesso di avanguardia il quale presuppone lo scontro con una realtà che si vuole modificare .



    • Crisi degli intellettuali: Gli scrittori non fanno più gli intellettuali che sanno di tutto e possono perciò intervenire su tutto, dando un'interpretazione complessiva della realtà. In questo senso Calvino, Pasolini, Sciascia, Fortini sono stati gli ultimi intellettuali impegnati. Dopo di loro si può dire che è cominciato il Postmoderno. Oggi l'unica mediazione con il pubblico è data agli scrittori dall'industria culturale la quale lancia lo scrittore come un prodotto qualsiasi e poi capita che quest'ultimo non lasci traccia di sé per lungo tempo.
      Possiamo distinguere per il momento 3 generazioni del Postmoderno, che sono le seguenti:

    • Tondelli, Busi e Tabucchi si riferiscono ancora a modelli letterari

    • Scarpa, Niccolò Ammaniti (i cosiddetti cannibali) hanno come riferimento televisione, cinema, fumetti e quant'altro è reperibile fra i generi bassi. Essi ignorano l'italiano letterario standard, parlano un inglese posticcio, un americanismo d'accatto.

    • Una terza generazione nel Postmoderno fa intravedere un ritorno alla realtà (Gomorra di Saviano, Sandokan di Balestrini). E' chiaro che gli ultimi avvenimenti della nostra storia quali Le torri gemelle, Le guerre del Golfo, La crisi economica ripropongono le contraddizioni e lo scontro con la realtà. Si potrebbe assistere ad una politicizzazione degli intellettuali, in una forma del tutto nuova. Saviano è l'intellettuale delle periferie, il ragazzo precario che in scooter va sui luoghi del malaffare per documentare, per fare un reportage... Saviano rappresenta quindi una nuova forma di intellettuale, sradicato, escluso, ma in grado di rappresentare tutti gli esclusi. Il Posmodernismo è dunque finito? Sembrerebbe di si.







    venerdì 6 febbraio 2009

    Spigolature letterarie


    E' morta la consecutio temporum, il rapporto di causa ed effetto, di ragione sufficiente: leggi del pensiero che fanno parte dell'archeologia della mente. Ora domina il frammento e del resto tutto lo richiama. La comunicazione per Sms è frammentata, le storie alla televisione sono ritmate sulla pubblicità, tutto viene interrotto dagli spot e gli spot sono pillole di sapere che durano venti- trenta secondi.
    (Vittorino Andreoli)

    giovedì 5 febbraio 2009

    L'arte di vivere

    Oggi è radicata profondamente la convinzione che per vivere bene basta avere i mezzi per conseguire successo, potere, ricchezza...

    La possibilità di fare tutto facilmente, basta leggere un manuale d'uso, ci porta inevitabilmente a credere che anche vivere non deve costare fatica e può essere assimilato al saper guidare una macchina, al saper cucinare o al sapere fare fotografie. Eppure, vivere è difficile! Io stessa tempo fa ho cercato di sfuggire a tale certezza andando alla ricerca di un qualche manuale che mi insegnasse i segreti dell'arte di vivere. Non posso dimenticare l'inizio di un tema svolto in seconda media, all'età di dodici anni, in cui esordivo alla grande dicendo:" la vita è bella per chi la sa e la può rendere tale"... Me la sono portata addosso per anni quella convinzione, insieme al complesso di non sentirmi adeguata, poi, invece col senno maturo e soprattutto con le tante innumerevoli letture, ho scoperto (cosa strabiliante!) che le mie idee sono state mirabilmente espresse da Erich Fromm, uno dei più grandi psicoanalisti del nostro tempo. Ho letto infatti i suoi saggi "L'arte di amare", "Avere o essere?", "L'arte di vivere" e mi sono sentita molto confortata.
    Vi darò appena posso qualche spigolatura da Fromm sull'arte di vivere.